Le chance mancate da Trieste e la carezza del peccatore
Brucia molto di più il pareggio casalingo della Triestina rispetto allo scivolone cestistico (comprensivo di differenza canestri) dei biancorossi di capitan Deangeli contro Milano
Dall’ubriacatura di un vertiginoso fine settimana sportivo, la Trieste sportiva impegnata a sfidare la metropoli milanese e la più piccola provincia di Lecco esce quindi a mani vuote. O quasi. Ma a nostro avviso il “rammarico” per l’occasione mancata va limitato alla squadra di Tesser, che ha fatto la partita, concedendo non più di un paio di tiri in porta agli avversari: mai come in questa circostanza però, l’uno su due dalla distanza è stato così determinante.
Il pareggio subito in quella “zona Tesser” altre volte foriera di vittoriosi blitz alabardati, non cancella comunque quanto di buono l’Unione continua a mostrare, ma toglie due punti sanguinosi in una classifica che non lascia tranquilli. E in casa Triestina lo sanno bene, a cominciare dal nocchiero di una barca che non può permettersi derive di sorta se vuole approdare in quel porto sicuro chiamato salvezza.
Discorso diverso per la Trieste del basket, che alla vigilia del match di Assago più di qualcuno indicava addirittura come favorita contro una corazzata fortemente danneggiata nelle ultime battaglie. Ma ci è bastato dare un’occhiata alle formazioni iniziali per capire che l’assenza di un Mirotic a caso tra le fila di Milano veniva largamente compensata dall’assenza del “metronomo” Uthoff nel roster triestino. Senza l’equilibrio di quel terminale non solo offensivo, la squadra di coach Christian gioca un altro basket.
Lo so, sono considerazioni che ad un allenatore piacciono poco, perché quello che conta è il collettivo…. ed altri bla bla. Ma il giusto mix tra l’estemporaneità di alcuni singoli ed il raziocinio di altri è stato sino ad oggi il segreto della nostra classifica e a Milano le dosi agitate nello shaker stavolta non erano quelle giuste.
Ecco perché brucia molto di più il pareggio casalingo della Triestina rispetto allo scivolone cestistico (comprensivo di differenza canestri) dei biancorossi di capitan Deangeli. Ma non è il caso di farne un dramma, anche se è giusto mordersi le mani per non aver castigato Milano come fatto all’andata: significa non pensare da comprimaria, ma da protagonista. Stiamo riabbracciando un utilissimo Reyes, ma cerca di tornare in fretta, carissimo Uthoff!
Post Scriptum. Ma come non chiudere la Palla con una carezza all’uomo del momento? Sinner l’ha riservata domenica a quel Zverev che aveva preso a pallate sino a pochi minuti prima. Non sbaglia un colpo, questo ragazzo. L’unica sua pecca pare quella del cognome che si porta addosso: lo sapete che la traduzione di Sinner è… peccatore? Avendo noi tutti escluso (ignobile stampa tedesca a parte) che Jannik sia un dopato, quale altro peccato può aver allora commesso? Forse solo quello di aver ucciso negli avversari la speranza. Di poterlo battere.
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