«Ma gli uomini simbolo sono due io e il Paròn. Anzi, il primo è lui»
IL BOMBER
Per essere sulla carta uno dei grandi favoriti del sondaggio web del Piccolo, è comprensibile che a Totò De Falco il secondo posto nella classifica dell’Alabardato del secolo stia un po’ stretto. Ma l’ex bomber alabardato prende il sondaggio in maniera leggera, come un puro giochetto che non può racchiudere cent’anni di storia alabardata in una votazione via web. E lo dice con la sua consueta schiettezza, senza tanti giri di parole: «Con tutto il più grande rispetto per gli altri - afferma De Falco - e senza sminuire il ruolo di Gubellini, dico che è un sondaggio non veritiero, più che altro un giochino, per il fatto che questi sondaggi online a mio parere lasciano il tempo che trovano». A parere dell’ex bomber alabardato, le cose stanno in maniera diversa: «Se si parla di storia, di vera storia, che è una cosa seria, credo che gli uomini simbolo del centenario della Triestina siano due: Nereo Rocco per i primi 50 anni e il sottoscritto per i secondi 50 anni. Se poi devo scegliere un solo nome, dico Nereo, perché con il suo nome si identifica la Triestina e gli è stato dedicato lo stadio. Per cui non è veritiero nemmeno che io stia davanti a Rocco. Ripeto, qui non è questione se uno è stato più o meno bravo sul campo, che sono giudizi personali, qui si parla di storia e di un centenario. Per scegliere uomini-simbolo vanno sul piatto altri fattori e a parte i miei tanti anni in alabardato, i record di gol, i campionati vinti e quant’altro, penso di essere stato l’unico a fare scelte contro la mia carriera per amore della Triestina, rinunciando alla serie A e alle offerte di Atalanta, Lazio e Torino. E per la Triestina ho fatto tutto: giocatore, dirigente, direttore sportivo, allenatore e presidente». De Falco non è contento nemmeno di come è stata gestita la festa del centenario e del resto non ne aveva fatto mistero a dicembre, intervenendo sui social: «Per uno che ha fatto la storia della Triestina, io credo che il 18 dicembre dovevo essere invitato: quel giorno era il compleanno e si compiva il centenario dell’Unione. E il mio posto era lì. Cosi non è stato, e senza girarci tanto attorno, ribadisco che il mio rammarico è grande. Sono state fatte scelte che accetto ma non condivido. Detto questo, Trieste resta casa mia e nulla toglie al mio amore per la Triestina».—
A.R.
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