L’oriundo Osvaldo: «Sono più italiano di certi leghisti»

L’attaccante della Roma replica alle polemiche seguite al suo utilizzo in azzurro, dopo Camoranesi e Amauri
Il tecnico della Nazionale Cesare Prandelli durante l' allenamento oggi 8 ottobre 2011, al centro tecnico di Coverciano (Firenze). ANSA/MAURIZIO DEGL' INNOCENTI
Il tecnico della Nazionale Cesare Prandelli durante l' allenamento oggi 8 ottobre 2011, al centro tecnico di Coverciano (Firenze). ANSA/MAURIZIO DEGL' INNOCENTI

FIRENZE

Si definisce “italiano vero” a dispetto di quei politici polemici sul suo arrivo in Nazionale. Ed è sulla cresta dell’onda, alla faccia di chi a Roma aveva criticato quei 15 milioni più bonus sborsati dai giallorossi per riportarlo in Italia: Pablo Daniel Osvaldo si gode la rivincita deciso a cogliere l’attimo ma pure un futuro azzurro. «Mi sento più italiano di chi si è arrabbiato perchè vesto questa maglia, ho sposato una donna italiana e ho due figli nati qui», replica l’italo-argentino alle polemiche sollevate da alcuni politici della Lega Nord.

Un duello a distanza che si rinnova. Fece discutere, oltrechè per la sua chiamata in nazionale, l’italo-argentino Camoranesi quando nel 2006 non cantò l’inno, ai Mondiali poi vinti. Ma la Lega è tornata all’attacco soprattutto a cavallo di un altro Mondiale, quello del 2010: prima le accuse di Calderoli, che chiedeva agli azzurri di dimezzarsi i premi in tempi di crisi. Poi la risposta dei giocatori, che si impegnarono a devolverli al comitato per i 150 anni dell’Unità d’Italia, se mai li avessero vinti. E poi ancora le accuse, dopo il Sudafrica, per l’apertura di Prandelli ai nuovi oriundi, da Amauri a Thiago Motta. L’ultima, quella contro Osvaldo.

«Polemiche che mi fanno sorridere, anche qualche giocatore italiano del sud viene criticato - replica l’attaccante - Mi sento italiano e pur rispettando la scelta di non cantare l’inno di Mameli del mio amico Camoranesi, che mi ha chiamato per congratularsi, io l’inno lo canto come ho già fatto in Under 21, lo farò sempre, non penso sia mancare di rispetto a qualcuno, anzi credo che agli italiani faccia piacere».

L’aula magna di Coverciano è tappezzata di gigantografie dedicate alla storia azzurra: «Per me è un sogno, ancora non ci credo, calcisticamente sono cresciuto in Italia, in Argentina mai mi hanno dato la possibilità della nazionale. Il ct mi ha definito un attaccante moderno? Fa piacere sentirlo parlare bene di me, spero di avere qualcosa in più di altri».

Anche se, quando erano insieme nella Fiorentina, Prandelli lo utilizzava col contagocce. Ma Osvaldo era ancora giovane.

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