Londra 2012, intervista alla tuffatrice Batki
TRIESTE. Dopo che tutto è finito, Noemi Batki ha trascorso gli spiccioli della sua esperienza olimpica londinese con profilo basso. Il Villaggio, la piscina dei tuffi per incitare gli altri azzurri in gara, qualche passeggiata. Insomma, tutto quanto poteva fare innanzitutto relax. E adesso, si torna a casa, a Trieste. Addio Londra 2012, Olimpiade matrigna che per qualche minuto l’ha illusa e poi l’ha affondata fino all’ottavo posto nella piattaforma da 10 metri, la sua gara.
«Questi tre giorni mi sono serviti per riprendermi dalla stanchezza fisica e mentale - spiega la tuffatrice dall’altro capo del telefono - il dispendio per fare ciò che ho fatto in questa gara olimpica è stato notevole». Perchè i salti londinesi sono stati il culmine, ma l’impegno fisico e mentale veniva da molto lontano. «Al mondiale di Shanghai, l’anno scorso, ero arrivata ventiseiesima e qui a Londra eravamo proprio in ventisei. Il lotto era estremamente competitivo, per arrivare in finale bisognava fare la gara perfetta. Concentrazione, fatica e impegno sono stati grandi, prima nella maratona per eliminatorie e semifinale (le prime di sera e la seconda la mattina successiva, con solo poche ore di sonno in mezzo, ndr), poi nella gara decisiva».
Ma l’Olimpiade non è una competizione come le altre, è un’occasione speciale. Unica. Quando respiri quell’aria, quando prendi coscienza di dove sei e cosa ci stai a fare, non puoi restare di ghiaccio, Anche questo va messo in conto. «Assistendo alle gare degli altri, soprattutto quelle di Tania (Cagnotto, ndr), mi sono resa conto che l’Olimpiade è una gara proprio unica. E l’ansia saliva, saliva, saliva sempre di più. Energie nervose se ne sono andate anche così».
Alla fine, è toccato a lei fare la sua parte. Delusa o soddisfatta per come l’ha fatta? «L’una e l’altra sensazione. Di certo meglio di così non potevo fare - chiarisce Noemi -, credo di essere andata oltre i miei limiti. Il fatto di aver stabilito in finale il mio record (350 punti e spiccioli, ndr) sta a dimostrarlo. Quindi sono soprattutto contenta. Sapevo che i coefficienti dei miei tuffi non mi avrebbero aiutato e che perciò avrei dovuto puntare tutto sulla perfezione dei salti. L’ho fatto e per questo alla fine rimane una bella soddisfazione».
Ecco, i coefficienti dei suoi tuffi. Se n’è discusso, dopo la gara. A un certo punto stava accarezzando il podio, poi proprio quei bassi coefficienti dei salti finali a parere di molti l’hanno penalizzata. «Il secondo e l’ultimo tuffo sono quelli con i coefficienti più facili, il penultimo invece no - ribatte la Batki -. Anzi, il quarto salto è il mio cavallo di battaglia, dove di solito prendo anche punteggi molto alti. Solo che stavolta ho sbagliato un po’ l’ingresso in acqua e la cosa mi ha penalizzato».
Sì, ma quell’ultimo tuffo così “facile”, quando magari si decidono le medaglie... «Quello lo tengo per ultimo per lasciare una bella impressione ai giudici - spiega - e infatti in diverse gare ho preso anche dei dieci. Metterlo all’inizio non ha senso, in avvio ci vuole un salto difficile per dare subito una impressione positiva alla giuria, per il seguito della gara».
Ma vista da “dentro”, ha avuto la percezione di poterla realmente portare a casa una medaglia olimpica? «Se è per questo la percezione l’avevo da tempo. Già prima di partire per Londra l’avevo anche detto alla mamma. Poi in gara sì, avevo capito che realmente la possibilità c’era. Però sono rimasta tranquilla e concentrata perchè sapevo di non avere nel mio programma tuffi di grande impatto ed ero quindi consapevole di dover fare la gara perfetta con i tuffi che avevo e poi vedere come sarebbe andata». E com’è andata? «A posteriori si vede sempre che qualche tuffo si sarebbe potuto fare meglio - confessa la campionessa triestina -, ma in gara ero perfettamente decisa su quello che facevo, ero convinta fino in fondo. Se fossero arrivate votazioni più alte sarebbe stato un miracolo, ma non si può sempre sperare nella fortuna». E adesso? «Basta così per quest’anno, ci mancherebbe altro. Adesso solo riposo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo