«L’Italia di Mancini tra le migliori d’Europa, Ibra come Maradona, ma che noia il tiki-taka...»

Il più grande portiere vivente del calcio italiano racconta le sue idee sul pallone moderno e sulla serie A in tempo di pandemia mondiale
Dino Zoff alza la Coppa del Mondo di Spagna 1982 dopo aver battuto la Germania 3-1
Dino Zoff alza la Coppa del Mondo di Spagna 1982 dopo aver battuto la Germania 3-1

TRIESTE Promuove il calcio di Sassuolo e Verona, paragona per carattere Ibrahimovic a Maradona e vede una nazionale italiana destinata ad un grande futuro.
Dino Zoff, l’unico calciatore azzurro ad essersi laureato sia campione del mondo che d’Europa, il prossimo 28 febbraio compirà 79 anni. Dal suo ritiro romano, l’ex portiere e allenatore nato a Mariano del Friuli, racconta le sue impressioni sul calcio in epoca di Coronavirus.


Zoff, in serie A si stanno segnando tanti gol. È cambiata la mentalità nell’affrontare il calcio, divenuto più offensivo, o la qualità dei portieri e delle difese è peggiorata?
Il calcio è cambiato molto negli anni e così anche l’approccio dei suoi interpreti. Ed è naturale che ciò avvenga: tutto cambia, continuamente. In questo momento anomalo, vediamo più gol del solito, questo è vero. Una maggior severità degli arbitri in area che comporta più rigori? Difese non in perfetta condizione anche a causa della difficoltà nell’allenarsi a causa dei casi di Covid? Meno pressione degli attaccanti senza il pubblico? Direi che i fattori da prendere in considerazione possono essere diversi.
Covid. Mentre i cittadini fanno tanti sacrifici, il calcio non si ferma: lo show deve continuare a tutti i costi? E con quali rischi?
Chiaramente io non considero il calcio uno show, quindi allo stesso tempo non vedo perché non possa andare regolarmente avanti, come peraltro sta proseguendo un po’ in tutta Europa e in altre parti del mondo. Naturalmente, vista la situazione di mergenza sanitaria, si deve sottostare a determinate condizioni e rispettare i protocolli e le regole per tutelare la salute di tutti.
Qual è la squadra di A che la diverte maggiormente?
Mi divertono tutte le squadre che hanno l’importante capacità di trasmettere con il proprio gioco un sentimento: l’entusiasmo. In questo inizio di campionato mi stanno piacendo sia il Sassuolo che il Verona. Anche il Napoli di Gattuso sta facendo la propria parte. Da Inter e Juventus ci si aspetterebbe qualcosa di più, come più o meno sempre, ma è normale che sia così per le big. Invece, visto che ci sono, dico che non mi piacciono nemmeno un po’ le squadre che esagerano con il possesso palla. Lo vedo un modo per cercare di sopperire a capacità tecniche e caratteriali: squadre che si esprimono così diventano alla lunga noiose.
L’allenatore del campionato italiano che la sta stupendo maggiormente?
Facile: Simone Inzaghi. Con la Lazio ha fatto e sta facendo particolarmente bene. Nell’ultimo campionato ha giocato un bellissimo calcio, forse tra i migliori in A. E anche adesso, nonostante i problemi legati al Covid, è sempre pericolosa pur riuscendo a mantenere un grande equilibrio. Vedo grandi prospettive per Inzaghi nel ruolo di allenatore.
Milan. Si aspettava un impatto simile da parte di Ibrahimovic?
Onestamente me lo aspettavo da uno come lui, quindi dico di no, non sono stupito più di tanto da un impatto così decisivo. I grandi giocatori sono grandi proprio perché oltre ad essere bravi e piacere al pubblico, offrono una cosa ancora più importante: il contribuito al miglioramento della squadra.
Ogni squadra deve necessariamente aver bisogno di un leader?
Ibrahimovic è un combattente con tanta esperienza e tantissima forza di volontà. La qualità e il carattere di giocatori di questo calibro danno poi fiducia al resto dei componenti della rosa. È una cosa che fa parte del DNA del calcio e direi più in generale degli sport di squadra. Ibrahimovic può ricordare in questo Maradona: quando il fuoriclasse argentino scendeva in campo, dava la carica a tutto il Napoli, un Napoli che come tutti ricordiamo ancora fece cose meravigliose durante i suoi anni in Italia.
Juventus. A proposito di grandi giocatori: i bianconeri sono per davvero Cristiano Ronaldo dipendente?
Quando si tirano in ballo giocatori come Cristiano Ronaldo o Leo Messi, parliamo di fuoriclasse, giocatori di assoluto valore ed estremamente importanti nel computo complessivo di un club, ma da cui, e questo deve essere fortemente rimarcato, non può e non deve dipendere un’intera squadra. Con il parco giocatori di grandissima qualità allestito dalla Juventus, la squadra di Pirlo non dovrebbe permettersi di essere dipendente da un solo giocatore. Anche se si tratta del migliore. Il leader trascina il gruppo, ma senza di questo deve comunque andare avanti per la propria strada senza fermarsi.
Inter. Conte è l’allenatore giusto per rilanciare il club neroazzurro?
L’anno scorso ci si sarebbe aspettati qualcosina in più da parte della sua Inter, ma direi che sino ad adesso nella nuova stagione ha fatto piuttosto bene. Conte è uno di quegli allenatori che ha l’enorme pregio di non voler mollare mai, è un guerriero, come lo era da giocatore, e con una squadra così ben strutturata com’è quella neroazzurra, il tecnico dovrà assolutamente lottare fino alla fine per vincere il campionato.
Nazionale. Le prospettive per l’Italia di Mancini?
Molto, molto buone. I risultati conquistati sino ad ora da Mancini sulla panchina dell’Italia sono straordinari e credo che non potranno che migliorare. Senza dubbio potremo dire la nostra in Europa e toglierci finalmente delle belle soddisfazioni anche perché in questo momento non vedo tante altre nazionali più forti di noi.
Il ruolo del portiere quanto è cambiato rispetto a 40 anni fa?
Nella sostanza non è cambiato così tanto come si è portati erroneamente a pensare. Certamente il portiere moderno, contemporaneo, deve essere più reattivo e naturalmente deve essere molto più bravo con i piedi rispetto ai miei tempi, per esempio. Attenzione però: un portiere abile con piedi e che poi non esce mai dalla porta o che non sa tenere una palla, io non lo vorrei mai nella mia squadra.

Riproduzione riservata © Il Piccolo