L’ex allenatore Buffoni: «Salvate il marchio per evitare altre sorprese...»

TRIESTE. Gioie e dolori: in tre fasi diverse, sulla panchina alabardata Adriano Buffoni ha vissuto emozioni di tutti i tipi. C’era lui alla guida dell’Unione nell’anno dell’indimenticabile promozione in B del 1983; ma c’era anche nel 1994 quando la Triestina era fallita e poi è stato protagonista di una breve esperienza anche con Tonellotto nel 2005. Proprio per questo, Buffoni comprende bene quanto importante sia la sottoscrizione voluta dai tifosi in coordinamento con Il Piccolo e di conseguenza l’acquisizione del marchio Triestina Calcio, che metterebbe al riparo proprio dall’intervento di personaggi poco raccomandabili: «Ritengo quella della sottoscrizione un’iniziativa senz’altro valida - dice Buffoni - è davvero importante riuscire a salvare il marchio, anche per mettersi al riparo dall’arrivo di certi avventurieri. Purtroppo di recente a Trieste si è avuta un po’ troppo spesso questa situazione, l’ho vissuta io stesso con Tonellotto: le autorità e le istituzioni dovrebbero sorvegliare bene e fare tutte le verifiche possibili quando fanno capolino certe persone. Io comunque continuo a non capire, con lo stadio che c’è e il pubblico che ha, come sia possibile che a nessuno interessi la Triestina». Buffoni è convinto che con la riforma dei campionati di Lega Pro ormai non più rinviabile, basterebbe poco per tornare in alto: «Ripartire dalla D sarebbe importante: con la serie C che presto diventerà una categoria unica, se arriva gente seria che fa una certa programmazione e un progetto almeno triennale si potrebbe tornare fra i cadetti in tempi ragionevoli. Ma appunto serve gente seria, professionale e anche competente dal punto di vista calcistico, non bucanieri o avventurieri. Soprattutto con uno stadio come quello triestino è pazzesco che non ci sia nessuno che voglia investire sulla squadra. Avevo sperato che le partire del Cagliari e la serie A al Rocco avessero dato una certa visibilità a Trieste, ma evidentemente non è servito». Da qualche anno Buffoni, classe 1940, vive in Liguria, ma l’ex tecnico alabardato segue sempre le travagliate vicende dell’Unione e su Trieste è sempre informato: «Capisco anche che smuovere una città dove da tempo c’è un fuggi fuggi sia difficile: nel giro di dieci-quindici anni questa situazione drammatica alla Triestina è successa già due o tre volte. Ora serve davvero qualcuno con delle grandi possibilità, ma ripeto, che sia anche competente. Quanto al fatto del perché gli imprenditori triestini non si fanno avanti, difficile dirlo. L’ultimo credo sia stato De Riù, che certo non era triestino ma almeno aveva l’attività in città. Ma anche lì, come purtroppo ricordo bene personalmente, sappiamo come era finita».
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