Leclerc, vita da predestinato Già a 4 anni si sognava pilota

Euforia attorno al campione della Ferrari dopo la vittoria al Gran Premio di Monza La passione per i motori arriva dal papà. La scalata ricorda quella di Schumacher
Monaco's Formula One driver Charles Leclerc of Scuderia Ferrari reacts on the podium after winning the Italian Formula One Grand Prix ahead of Finnish Formula One driver Valtteri Bottas(L) of Mercedes AMG and British Formula One driver Lewis Hamilton of Mercedes AMG GP at the Monza Autodrome in Monza, Italy, 8 September 2019. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Monaco's Formula One driver Charles Leclerc of Scuderia Ferrari reacts on the podium after winning the Italian Formula One Grand Prix ahead of Finnish Formula One driver Valtteri Bottas(L) of Mercedes AMG and British Formula One driver Lewis Hamilton of Mercedes AMG GP at the Monza Autodrome in Monza, Italy, 8 September 2019. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

dall'inviato

Stefano Mancini

monza. «Sono pronto a farmi da parte per aiutare il mio compagno, perché la squadra viene prima di tutto». Charles Leclerc, febbraio 2019, presentazione della nuova Ferrari. Sette mesi e quattordici Gran premi dopo, il nuovo fenomeno della Formula 1 si è preso la squadra e il ruolo di leader. La vittoria in Belgio, il bis a Monza e il duello con Lewis Hamilton lungo quanto un Gran premio.

Charles è nato a Montecarlo 21 anni fa da mamma Pascale, parrucchiera, e papà Hervé, pilota amatoriale che da giovane correva in Formula 3. È lui a trasmettere la passione al bambino. La scintilla scocca quando Charles ha 4 anni e, come tutti i bimbi, un giorno si sveglia e dice ai genitori che non vuole andare a scuola perché è malato. Caso fortunato vuole che sia papà Hervé quel giorno a svegliarlo e a rispondergli: «Allora vieni con me».

I due vanno a Brignoles, dove i Bianchi hanno un kartodromo. Le due famiglie sono legate da amicizia e dalla comune passione per i motori. Philippe Bianchi mette Charles su un kart e lo traina, mentre suo figlio Jules si allena in pista. Sulla via del ritorno, Leclerc jr dice al padre: «Da grande voglio fare il pilota».

«Per due anni non se n’è fatto nulla, poi ho disputato le mie prime garette», racconterà Charles. Il Gran premio di Montecarlo lo seguiva dal balcone di un amico sopra la curva intitolata a Santa Devota, giocando con macchinine rosse. Jules diventa suo amico, malgrado gli otto anni in più. È lui a ispirarlo e a fargli da mentore nel 2014, pochi mesi prima dell’incidente in Giappone in cui perderà la vita, raccomandandolo al suo manager Nicolas Todt: «Quel ragazzo va forte sui kart, ma non ha i soldi per andare avanti».

Il manager lo manda a Formula Medicine, centro in Toscana dove viene curata la preparazione fisica e mentale dei piloti. «Ai tempi dei kart ero impulsivo e collerico - racconterà Leclerc -. Solo in seguito la testa è diventato il mio punto di forza».

A partire dal 2016 la sua seconda scuola è la Driver Academy della Ferrari, che gli affianca uno dei suoi ingegneri più esperti, Jock Clear. I test a cui viene sottoposto sono sovrapponibili a quelli di Vettel, un diciottenne contro un quattro volte campione. «Il nostro obiettivo era quello di aiutarlo a migliorare e a facilitargli l’adattamento a un futuro ingresso in F1», spiega Clear. Nel 2017 vince il campionato di F2, l’anno successivo debutta in F1 sulla Sauber marchiata Alfa Romeo, nel 2019 vince la concorrenza di Kimi Raikkonen e sbarca a Maranello. È l’ormai ex team principal Maurizio Arrivabene a dargli la notizia. «Ero in barca quando sul cellulare mi è apparsa la chiamata di Arrivabene. Era settembre, mi informava che ero in Ferrari. Mi sono buttato in acqua dalla felicità». Altre gioie sono arrivate in serie: la prima pole position in Bahrein, la prima vittoria in Belgio, la seconda in Italia. Anche Schumacher vinse quelle due gare alla sua prima stagione in Ferrari nel ’96. È solo un caso. O forse no. —

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © Il Piccolo