Le visioni del Poz: “Serie a divertente, Pallacanestro Trieste tra le sorprese”
Il ct: “Nei club manca un obiettivo comune per valorizzare il campionato e gli italiani. La Pallacanestro Trieste? Arcieri è un fenomeno”
In una serie A che mai come quest'anno, con il dominio di Trento, Trapani e Brescia, sta regalando novità e belle sorprese, Gianmarco Pozzecco segue con particolare attenzione le vicende di un campionato chiamato a rappresentare la linfa vitale della sua nazionale.
Spettatore interessato, il commissario tecnico azzurro sottolinea l'andamento di un girone d'andata che ha messo in evidenza tante realtà in forte crescita.
Segnali di vitalità alla vigilia delle elezioni che nel fine settimana decreteranno la nomina del nuovo presidente federale per il quadriennio olimpico. Una fase di passaggio certamente importante per la salute e il futuro del movimento.
«La Federazione ha sicuramente un peso e una responsabilità importante e, credo di non dire nulla di nuovo, secondo me la strada della continuità può essere quella giusta per garantire il necessario equilibrio. Detto questo - sottolinea Pozzecco - penso ci sia un attimo da sfatare questo mito legato al ruolo della Fip che è si centrale ma non può sostituirsi al lavoro della Lega e delle società. So che mettere d'accordo tutti non è facile e conciliare le esigenze di realtà molto diverse è complicato ma il lavoro fatto e in generale quello che si sta facendo sta andando in quella direzione. In questo senso possiamo guardare all'esempio della Nba».
Quando si tratta di generare ricchezza, lo sport americano è certamente un esempio. Dietro la Nfl che annualmente genera quasi 19 miliardi di dollari, arriva l'Nba che negli ultimi anni ha visto crescere esponenzialmente il proprio valore come testimonia un totale di entrate annuo di quasi 11 miliardi di dollari e il dato legato al valore minimo per entrare in possesso di una delle sue trenta franchigie che oggi si è assestato sui 2.7 miliardi di dollari.
«La Nba decide indipendentemente dalla volontà delle società cercando di imporre regole per perseguire l'interesse comune - sottolinea il ct azzurro -. Mondi e realtà diverse ma un esempio che potrebbe essere seguito. In Italia, però, trovare una sintesi tra l'interesse delle grandi società e quelli di realtà più piccole è certamente complicato. Servirebbe una visione comune che oggi manca perchè a volte si tende a guardare esclusivamente il proprio orticello. Da ct della nazionale l'unica cosa che posso sottolineare è l'importanza di allargare il bacino di utenza e per far si che questo avvenga c'è bisogno di far giocare i nostri giocatori. È più facile che a Trieste, per capirci, un bambino abbia il desiderio di emulare le gesta di Michele Ruzzier piuttosto che di un giocatore straniero. Poi però, e torniamo al discorso di prima, ogni società ha le sue esigenze e far giocare gli italiani oppure dare spazio ai giovani non è magari funzionale agli obiettivi che si è data nel corso della stagione».
Una stagione che sta regalando sorprese in una prima parte di campionato che pone l'attenzione su realtà emergenti. Tra queste c'è anche la Pallacanestro Trieste di Paul Matiasic.
«E' una serie A divertente - continua Pozzecco - nella quale tante squadre sono partite con ambizioni e grandi aspettative e alcune di queste stanno facendo fatica. Poi, come sempre accade, ci sono squadre che stanno sorprendendo e tra queste metto anche Trieste. Il merito? Senza dubbio di Michael Arcieri. Un fenomeno e non lo dico io. Per lui parlano i risultati e la carriera ma quest'anno, con le sue scelte, mi ha veramente colpito. Ha puntato su giocatori americani che conosceva e di cui aveva fiducia incastonandolo sul gruppo di giocatori italiani che avevano conquistato la promozione. Capacità professionali unite alle qualità di una persona incredibile. Davvero, non sono stupito dei risultati che sta ottenendo Trieste».
Tra i segreti neppure troppo nascosti di questa Trieste c'è sicuramente l'ottima stagione di Michele Ruzzier. Che sta giocando ad alto livello e domenica scorsa, con una prova di una pulizia tecnica davvero notevole, ha propiziato il successo della sua squadra a Bologna.
Un Ruzzier che, senza voler tirare la giacchetta al Poz, potrebbe anche meritarsi le attenzioni della nazionale. «Michele non è stato fortunato perchè all'apice della sua carriera si è trovato in una Virtus che, Teodosic ma non solo lui, nel suo ruolo aveva giocatori incredibili. Il contesto in cui giochi fa tutta la differenza del mondo e lui, pur essendo molto forte, non ha raccolto quanto avrebbe potuto e si sarebbe meritato. Racconto un aneddoto. Quando ero a Sassari, il grande Pasquini mi propose di firmarlo dopo l'ottima stagione disputata con Cremona per metterlo alle spalle di Spissu. Mi rifiutai perchè mi sembrava irrispettoso nei suoi confronti prenderlo per affidargli il ruolo di cambio. Si meritava un posto da titolare che in quel momento non potevamo garantirgli. Detto questo è chiaro che è un giocatore che ha grandi qualità e di assoluto livello il problema è che è un giocatore del 1993 e nel contesto di un gruppo azzurro che è già consolidato, se devo provare qualche alternativa, magari è giusto cercare qualche profilo più giovane». —
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