Lambrughi: «Viviamo nell’incertezza isoliamoci e pensiamo soltanto a lavorare»

Il capitano alabardato fa il punto sulla squadra costretta a rinviare la gara a Gubbio
Capitan Lambrughi in azione allo stadio "Rocco"
Capitan Lambrughi in azione allo stadio "Rocco"

TRIESTE Le positività al virus di Litteri, Ligi, Granoche e Boultam, seguite a quelle per le quali Tartaglia e Sarno sono ancora out, hanno costretto la Triestina a rinviare il match di Gubbio che era in programma oggi. Ieri intanto ulteriore giro di tamponi di cui si avranno gli esiti oggi pomeriggio. Un momento delicato in casa alabardata, nel quale capitan Lambrughi è certamente il più adatto a misurare il polso all’ambiente.

Lambrughi, come state vivendo questa situazione?

La viviamo sotto il segno della costante incertezza, tra attese e timori, nella speranza che la situazione si regolarizzi al più presto. Dopo i casi di Tartaglia e Sarno, la situazione sembrava sotto controllo, quasi normalizzarsi, invece dopo Arezzo è successo di nuovo con ben quattro positivi in più.

E come l’avete presa?

Un po’ come una mazzata, perché sicuramente non ce l’aspettavamo: siamo rimasti tutti male, soprattutto per loro. Poi è normale che subentra il pensiero in chiunque di poter essere positivo.

Quanta preoccupazione c’è?

Noi stiamo prendendo tutte le precauzioni possibili, lavorando in sicurezza. Per noi la questione principale è il calcio, ma siamo anche ragazzi normali, chi con famiglie, chi con bambini piccoli o genitori anziani: c’è sempre il pensiero di poterlo attaccare a qualcuno o viceversa.

Speriamo davvero che questo virus ci lasci in pace il prima possibile. Questa situazione ha ripercussioni anche quando si gioca? Mentalmente c’è qualche freno lavorando sul campo?

Quello no, sul piano mentale non c’è nessuna conseguenza, anzi proprio quando entriamo in campo sono forse le uniche ore della giornata in cui non ci pensi, si pensa solo a lavorare, a divertirsi e a preparare per bene le partite.

Ma il calcio può andare avanti in questo modo?

La speranza è che si possa continuare a giocare fino in fondo, ma è una cosa che purtroppo non possiamo controllare noi, nè chiunque altro. Dobbiamo solo vivere giorno per giorno sperando che le cose migliorino. Intanto, cause le assenze, dovrete affrontare Imolese e Feralpi in piena emergenza. Credo che sul piano dell’emergenza abbiamo anche già dato tanto, visti i numerosi infortuni. Ora saltiamo Gubbio e prepariamo bene la partita di mercoledì con l’Imolese. Sappiamo che da qua a dicembre ci aspetta un tour de force. L’unica cosa è cercare di isolarci dall’esterno e pensare solo a lavorare e a concentrarsi sui nostri obiettivi.

Con il piede come va? Ad Arezzo ha dovuto stringere i denti, vero?

Sì, ma insomma non sono quelli i problemi. Comunque, facendo tutte le scaramanzie possibili, sembra che finalmente ora mi dia un po’ di pace dopo tre settimane nelle quali ero riuscito ad allenarmi poco.

Al di là delle emergenze, come mai questa Triestina ha faticato a trovare continuità?

Vero che purtroppo abbiamo lasciato quattro punti nelle ultime due partite, ma bisogna guardare in generale e nelle otto partite direi che abbiamo fatto spesso bene, in altre meno bene. Stiamo cercando continuità, nonostante le condizioni difficili: nelle partite a volte gli episodi ti girano bene e altre volte male, dobbiamo lavorare perché vadano più spesso bene.

Essendo arrivato a gennaio 2018, questa è la quarta Triestina in cui gioca: a roster completo, ritiene che sia la più forte?

La sensazione è che numericamente, questa sia sicuramente la Triestina più forte da quando sono arrivato qui. Purtroppo siamo in una situazione poco gestibile e poco programmabile per quello che tutti sappiamo, ma per me è la più forte. E sono certo che dobbiamo ancora esprimere il nostro vero valore.

Una rosa ricca che anche nel suo ruolo comporta molta concorrenza, vero?

Più giocatori forti ci sono e meglio è, se la concorrenza è sana. In una squadra ambiziosa è giusto che ci sia da sudare per guadagnarsi il posto ogni settimana, poi chiunque giochi l’importante è il risultato della squadra.

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