L’addio di Mensah: «Grazie alla Triestina e ai tifosi, non potevo perdere la serie B»
TRIESTE Era arrivato in alabardato nell’estate 2017, dopo aver fatto penare la difesa dell’Unione con la maglia della Virtus Verona nel play-off di serie D.
Quattro anni dopo, proprio la partita contro la sua ex squadra, è stata per Davis Mensah la sua ultima con la Triestina.
L’attaccante infatti, già a febbraio, aveva trovato l’accordo con il Pordenone per giocare in neroverde dalla prossima stagione.
Mensah, qual è il suo bilancio dopo quattro anni con la Triestina?
«Sono stati anni intensi, belli, con il grande rammarico di non essere riusciti ad andare in serie B: la finale col Pisa resta il rimpianto più grande della mia carriera, una ferita che fa ancora male. La Triestina mi ha portato nel calcio vero, ha creduto in me e la ringrazierò sempre perché mi ha dato la possibilità di crescere. Lasciarla dopo 4 anni è stata una scelta difficile».
Come è nata la scelta di andare al Pordenone?
«Sinceramente a inizio stagione non avrei mai pensato che questo sarebbe stato l’ultimo a Trieste, ma poi ho avuto questa possibilità e credo che qualsiasi giocatore non potesse rifiutare una proposta del genere. Magari fossi stato più giovane anche sì, ma ad agosto farò 30 anni e certi treni passano una volta sola. Mi dispiace che dopo l’accordo col Pordenone qualcuno mi ha rimproverato di non aver dato il massimo, invece io ho dato tutto me stesso, era anche un mio interesse: non ho mai vinto un campionato e questo sarebbe stato nel curriculum, non aver vinto qualcosa in carriera con la Triestina rimane una ferita».
L’esperienza in alabardato l’ha fatta crescere?
«Sicuramente, soprattutto a livello umano, ma non solo. Ho conosciuto grandi allenatori e tutti mi hanno dato qualcosa, anche quando ho giocato meno: Gautieri ad esempio mi ha insegnato tanto nei movimenti, nel 4-3-3 è un maestro. Li ringrazio tutti perché è grazie a loro se ho potuto migliorare. Ma di imparare non si finisce mai».
Pensa di poter migliorare ancora?
«Certo, non sono giovane ma ho iniziato tardi a giocare a calcio per cui credo di avere ancora margini di miglioramento. So che tecnicamente devo migliorare tanto, ma ci metto sempre tanto impegno».
Cosa non ha funzionato nella sfida con la Virtus Verona?
«Non ha funzionato che quest’anno abbiamo fallito tanti obiettivi. All’inizio volevamo vincere il campionato, poi arrivare secondi, poi terzi, ma più scendevamo e più non ci riuscivamo. Ai play-off eravamo carichi, ma forse il doppio risultato ci ha penalizzato, pensavamo di portarla a casa col minimo sforzo, invece siamo stati dei polli».
Cosa si aspetta dalla serie B?
«Sarà difficile, è normale, le categorie sono fatte apposta. Ma a Pordenone entrerò in punta di piedi, senza presunzione e per imparare, come quando sono arrivato a Trieste dalla serie D, con umiltà. Sono fiducioso: so che sarà difficilissimo, ma se non ci provi, come fai a sapere se ce la puoi fare?».
Ha avuto timore che il Pordenone potesse retrocedere?
«Un po’ sì, giocare in B per me è un sogno, come quando dalla D guardavo alla C. Un giocatore vuole sempre salire».
Come saluta i tifosi alabardati?
«Quando ho firmato la Triestina, ho passato alcune notti a sognare cosa sarebbe stato segnare sotto quella curva, che avevo visto piena da avversario. I tifosi mi hanno dato grandi emozioni, non mi hanno fatto mai mancare niente, li ringrazio tutti dell’affetto: tecnicamente avrò anche sbagliato, ma l’impegno c’è sempre stato. E quando sono tornato dall’infortunio, sentire il loro applauso e il loro sostegno è stato bellissimo. Sempre forza Unione». —
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