L’addio al “Prof” Lo Duca, il più scudettato tra i triestini
TRIESTE Ciao, Prof. A Trieste e nella pallamano nazionale non occorreva nemmeno declinare nome e cognome per identificarlo. Il Prof. Giuseppe Lo Duca. L’uomo che ha vinto più scudetti di chiunque nella storia dello sport triestino ci ha lasciati la scorsa notte, malato da tempo. Due giorni prima aveva compiuto 79 anni.
Il Prof Lo Duca non è stato solo un giocatore di pallamano, nè solo un allenatore e nemmeno solo un grande presidente. È stato, semplicemente, la pallamano. Un uomo diventato per mezzo secolo il simbolo del proprio sport. Eppure - qualche volta capita - le leggende possono anche cominciare in modo quasi casuale. Così, come amava raccontare: «Finito l'Isef a Bologna, tornai a Trieste come supplente. Al provveditorato mi dissero: "Cerchiamo un insegnante che si occupi di questa nuova disciplina, la pallamano". Io ero l'ultimo arrivato, toccò a me. E iniziai a fare propaganda nelle scuole». Un compito accolto con entusiasmo, che aveva dato presto risultati, reclutando giocatori tra gli amici sportivi, e con grande attenzione alla cultura dell’handball oltre confine.
Il Prof Lo Duca aveva rievocato così l’epoca dei pionieri. «Cominciammo all'inizio degli anni Settanta su un campo di calcetto del Centro giovanile di Muggia. Ci arrangiammo per un campionato di serie B e poi ci spostammo alla Fiera». Passione, amicizia e divertimento. Le macchine da scudetti possono nascere anche con questi ingredienti. Gli altri: il talento e, occorre dirlo?, Giuseppe Lo Duca. Era un padre per i “suoi” ragazzi, ma un padre di quelli esigenti, che non te la fanno mica passare liscia se sgarri.
Lo Duca è stato un pioniere sognatore ma anche un organizzatore pragmatico. Ha vinto i primi scudetti con la sua Pallamano Trieste costruita in casa, creando una generazione di fenomeni. Ha continuato a vincere unendo ai “suoi” Sivini, Oveglia, Pastorelli, Schina e Marco Lo Duca il meglio del resto della gioventù dell’epoca. Guerrazzi, Tarafino, Fusina, Massotti. Ha centrato 20 anni fa l’ultima doppietta vincente, con lo scudetto e la Coppa Italia. C’erano ancora parecchi leoni degli anni Novanta, con qualche straniero in più e un paio di giovanotti che ritroviamo, quarantenni, nell’ultimo roster biancorosso: Marco Visintin e Andrea Carpanese. Poche le meteore, nei 17 scudetti senior della Pallamano Trieste di Giuseppe Lo Duca. Molti, invece, gli esempi di chi per anni si è legato al club. Una società vissuta come una famiglia. E non è un caso se organizzazione e lavoro tecnico alla base degli undici titoli giovanili e della sopravvivenza del club sono merito di chi è cresciuto da giocatore alla scuola del Prof. Oltre al figlio Marco, l’inossidabile terzetto Oveglia, Schina e Bozzola.
Nei confronti dell’uomo che le ha regalato più scudetti Trieste può sdebitarsi con un solo tributo. Il Palasport di Chiarbola è stato per tutta la sua vita una seconda casa. Una targa ricorda l’intitolazione al lottatore Giorgio Calza. Ma il Prof lì ha fatto gioire generazioni di tifosi. Trieste glielo deve.
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