La pallanuoto dalla Bianchi “trasloca” a casa Bettini

TRIESTE
«Mi sto annoiando da impazzire», dice lei. «Sì, ma devi resistere, guai se ti fai vincere dalla pigrizia», replica subito lui.
Non è facile affrontare l’autoreclusione imposta dal Governo per affrontare l’emergenza coronavirus. Nemmeno per la famiglia pallanuotistica dei Bettini. L’allenatore della squadra maschile alabardata Daniele, la figlia-orchetta Dafne e la figlia più piccola, la sincronetta bogliaschina Paola, stanno affrontando la pandemia nel loro appartamento triestino.
«Mia moglie è a Genova dove sta lavorando come infermeria in una clinica privata. Sicuramente per lei è un momentaccio rispetto a quello che stiamo attraversando noi», spiega il tecnico ligure, vincitore da giocatore di due Coppe dei Campioni e tre tricolori. Con la “Bianchi” e la piscina San Giovanni inaccessibili, giocoforza i Bettini sono costretti a rinunciare ad un elemento per loro a dir poco naturale: l’acqua.
«La sicurezza che ci dà l’acqua ci manca parecchio. Stare lontano dall’ambiente in cui siamo abituati a vivere quotidianamente è una tortura. Il mare in estate e la piscina in inverno sono riti imprescindibili che fanno parte del nostro modo di essere e di rapportarci con gli altri», spiega Bettini senior.
Lo stress da porte chiuse va però affrontato, come stanno facendo tantissime famiglie in Italia. Ma qual è allora la giornata tipo in casa Bettini al tempo del coronavirus? Innanzitutto possiamo dirlo: la sveglia è libera.
«Beh, sì. Almeno in questi giorni iniziali stiamo approfittando per recuperare le energie spese tra piscina e scuola - precisa Dafne - poi però iniziamo con un paio di faccende domestiche che ci portano al successivo pranzo». Nel pomeriggio inizia la parte più attiva della giornata. «Sto facendo la telescuola e quindi ho diversi compiti da svolgere. Ad esempio stavo studiando Lucrezio e il “De rerum natura”.... Non è il massimo, ma neanche malaccio in realtà», ammette Dafne, studentessa al terzo anno del liceo di Scienze umane al Dante-Carducci. Papà Daniele incalza: «Non è la secchiona della classe, ma fa quello che deve fare. Diciamo che sopravvive, o meglio, che galleggia…».
Terminati i compiti parte l’allenamento a tre grazie alle disposizioni lasciate dal preparatore atletico della Pallanuoto Trieste, il vulcanico Gary Lee Dove. «La mancanza di attrezzature per gli esercizi di ginnastica ha creato qualche problema ma ci stiamo attenendo ai programmi con l’obbiettivo innanzitutto di non perdere la forma fisica», spiega papà Bettini. E così ecco che Daniele, Dafne e Paola ci danno sotto tra addominali, piegamenti, squat e situazioni di isometria per i muscoli. Daniele è in costante contatto con i propri giocatori, come Dafne con le proprie compagne di squadra. «Ci sentiamo in chat, però mi mancano. Non è facile non vedere più le amiche con cui eri abituata a vederti ogni giorno. E poi il dover per forza stare a casa mi sta annoiando parecchio. Guardo serie tv, chatto, faccio i compiti e gli esercizi fisici, ma a lungo andare non è vita questa. Voglio tornare in piscina», lamenta Dafne.
Le ultime considerazioni riguardano il blocco dei campionati imposto giocoforza dall’emergenza sanitaria. A prendere la parola è il coach di famiglia: «Quello che è stato fermato due settimane fa è un campionato nato già martoriato dalle pause e dalle soste imposte dall’anno olimpico. Giocare in modo spezzettato è stato già frustrante, il coronavirus è una micidiale bastonata. Mi chiedo: ha senso ora ricominciare? Onestamente non lo so. Sicuramente bisognerà mettersi a breve a tavolino per trovare una soluzione e non nascondo che ho un grande timore».
Se il torneo dovesse essere congelato, con l’attuale classifica Trieste sarebbe fuori dalla zona Europa, ecco il timore di Daniele Bettini: «Alla fine del girone di andata eravamo quinti e pronti per un posto nelle Coppe. Poi abbiamo giocato tre partite, perdendone due, di cui una con Recco e siamo slittati a -2 dal quinto posto. Non voglio pensare che il campionato possa terminare così. Sarebbe una beffa troppo grande. Meglio tornare a fare qualche addominale che fa decisamene meno male».-
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