La lettera di Milanese: "La Triestina esige rispetto"
TRIESTE. Questa è la nota ufficiale divulgata dall'amministratore unico della Triestina Mauro Milanese. Una vibrante protesta per gli errori arbitrali di cui si considera vittima la società alabardata:
"Ho lasciato trascorrere un paio di giorni dalla gara disputata al “Viviani” di Potenza, cercando di smaltire rabbia e delusione. Non è tuttavia possibile archiviare in tempi così brevi quanto accaduto giovedì sera, un insieme di eventi e situazioni che ciclicamente si ripetono, creando danni enormi unicamente a chi li subisce. L’U.S. Triestina Calcio 1918 chiede rispetto, merita rispetto.
Della propria storia, di questa società che non ha lasciato fallire la propria città in terza categoria pagando tutti i debiti pregressi indicati dal tribunale, dei propri tifosi che ci saranno sempre, in qualsiasi categoria, degli ingenti investimenti necessari e messi sul piatto per competere, rispetto soprattutto delle regole. Chiediamo quel che è giusto, niente di più, niente di meno. Che le regole valgano per tutti, in campo e fuori, che un errore porti all’ammissione di responsabilità di chi l’ha commesso, con tutto quel che ne consegue in termini di provvedimenti, come per un giocatore o un allenatore che non viene confermato, come per un presidente che non paga gli stipendi o fa fallire la sua società pagando penalmente e direi, giustamente.
Dobbiamo e vogliamo guardare avanti ma nostro malgrado non possiamo non fare un passo indietro, quando errori palesi precludono progressi, avanzamenti, di categoria e conseguenti prospettive, sportive e non. Troppo spesso questi dati di fatto poi si sono trasformati in scelte di abbandono per mancanza di entusiasmo di presidenti che hanno speso un sacco di soldi, col risultato di non credere più nel sistema calcio.
Un calcio già non sostenibile, dove solo la passione ti fa indebitare e troppo spesso porta a mancate iscrizioni ed addirittura fallimenti, fatti che in serie C purtroppo succedono quasi ogni stagione.Tredici mesi fa, di fronte a uno stadio gioiello e un Nereo Rocco gremito, in diretta nazionale, abbiamo dovuto assistere inermi a uno scempio che ci ha privati di una promozione in B che dal mio punto di vista avremmo meritato sul campo, al termine di un’annata sportivamente straordinaria con la migliore differenza reti del girone (60 gol fatti 33 subiti) ma secondi nel nostro raggruppamento di Serie C girone B, affrontando nei play off il Pisa in finale, terzo nel girone A.
Non è l’ annata fortunata perché giochiamo la finale senza nessun vantaggio, contrariamente alla stagione precedente e a questa. Chi gioca l’andata in casa è a sorteggio.. le reti in trasferta non valgono quindi il 2-2 a Pisa e l’1-1 a Trieste portano comunque a supplementari e rigori. (Regola invece tenuta in B e cambiata in C.)
Non conta nessun risultato pregresso, non porta alcun vantaggio l’essere arrivati noi secondi e loro terzi..dobbiamo solo vincere. Oltre a due contatti dubbi su Granoche e Petrella non vengono fischiati nemmeno uno degli altri tre rigori, evidenti sia dalle fosse delle panchine, sia in campo, sia dagli spalti e che con il Var sarebbero stati fischiati tutti! In maniera molto civile e davanti a più di 20.000 spettatori, il Pisa ci festeggia in faccia la serie B in uno stadio senza barriere (o meglio trasparenti ed alte un metro e dieci centimetri). Podio in mezzo al campo, fuochi d’artificio, sfottò sportivi dei tifosi promossi. Trieste dà una prova di estrema civiltà, non reagisce e canta con orgoglio con una sciarpata all’inglese accettando la sconfitta appena maturata e i festeggiamenti avversari.
Vado alla riunione degli arbitri qualche settimana prima in un clima piacevole e rispettoso che personalmente mi rilassa dal nervosismo delle gare che andremo ad affrontare, quelle che a fine stagione decreteranno il risultato sportivo. Trovo gli arbitri simpatici, distesi e ironici durante il brunch, molto professionali nella riunione in cui mostrano a tutte le società con dei filmati chiari e ben selezionati dove le squadre e i giocatori devono migliorare, raccomandando soprattutto una cosa per le partite conclusive, che è quella di affrontare l’avversario possibilmente con le mani dietro la schiena o comunque lungo il corpo, perché fischieranno ogni intervento di braccia o mano.
Precisandoci che non conta la volontarietà o la distanza e che quindi non potranno fare finta di non vedere un braccio staccato dal corpo che tocca la palla.. neanche nel caso di una scivolata ravvicinata e involontaria, dove il difensore non vuole fermare il pallone con un braccio, ma solo stoppare con il piede un eventuale tiro o cross.. ci raccomandano di non far venire la panchina in campo per festeggiare un gol, costerà almeno una ammonizione, memorizziamo e tornati a casa mandiamo il messaggio alla squadra.
Rientrando verso Trieste penso anche quanto queste riunioni siano importanti e da fare più spesso, perché mi fa capire quanto impegno e lavoro c’è dietro una direzione arbitrale e mi aiuta a capire meglio le persone dal lato umano. I supplementari della finale di ritorno vanno male come detto, non solo giocandoli in dieci ma vedendoci costretti a disputarli visti i rigori precedentemente non fischiati.. non ci sarebbe stato extra time, gli ultimi due rigori su Procaccio erano ai minuti 85 e 92.
La società e i suoi tifosi non si lamentano, ma si rimboccano le maniche per riprovarci. Senza nessuna intervista che parla di arbitraggio e si poteva farlo.
Tredici mesi dopo, ci ritroviamo nuovamente e pesantemente penalizzati da un episodio talmente evidente da non poter essere nascosto come si nasconde la polvere sotto un tappeto. A differenza della passata stagione, dove il salto di categoria era davvero lì a portata di mano (termine non casuale), in quest’annata condizionata da mesi di forzato stop e da un’emergenza sanitaria senza precedenti, si era ben consapevoli di aver di fronte un vero e proprio Everest da scalare. Questa consapevolezza non può però giustificare quanto successo al “Viviani”, in campo e fuori. In gioco non c’era e non c’è soltanto un’ipotetica qualificazione al turno successivo, ma anche la credibilità di un sistema e di regole che devono essere uguali per tutti. Una gara a porte chiuse deve essere una gara a porte chiuse. Punto.
I due gruppi squadra hanno 43 persone comprese di calciatori, dirigenti, magazzinieri, massaggiatori, dottori, la quaterna arbitrale, il/i delegato/i di Lega Pro e Procura Federale, il personale medico, le forze dell’ordine, un numero limitato di giornalisti, fotografi, operatori video accreditati. Il rigido protocollo per il regolare svolgimento di una partita di calcio indica questo, un vademecum comprensibilmente ancor più serio per le ragioni sanitarie che tutti ben conosciamo. Quante delle persone presenti giovedì sera rientrano a pieno titolo nelle categorie sopraelencate? Quante persone erano effettivamente presenti sulle due tribune, attorno al terreno di gioco, attorno alla nostra panchina, con il regolare titolo di addetti ai lavori e nel pieno rispetto dei rigidi protocolli sanitari?
Quanto successo giovedì sera, al di là del grave e macroscopico errore arbitrale all’82’ sullo 0-0, quando Silvestri già ammonito e graziato già più volte per falli tattici (soprattutto su Sarno), spinge con due braccia Procaccio, non può essere taciuto, non può passare come niente fosse. È rigore, seconda ammonizione per fallo volontario e Triestina in 11 contro 10 per gli ultimi otto minuti finali… sono sportivamente contento per Carlos França che segna a 40 secondi dal 95’ un gol ininfluente con noi tutti sbilanciati in avanti, in un momento nel quale lo 0-0 ci avrebbe condannato comunque pochi secondi dopo. Ora tiferò Potenza perché mi hanno insegnato che si è nemici nel calcio solo per 90-95 minuti!
Mi sento in dovere ora invece di far sentire la nostra voce dopo la finale dello scorso anno contro il Pisa dove ho taciuto e visto sul campo il concetto contrario dell’assemblea società-arbitri. Dove un’autentica parata su Granoche di braccio ferma una palla deviata in rete nel primo tempo, un’autentica racchettata mancina di Buschiazzo rinvia con forza il pallone diretto in porta, lo rinvia addirittura fuori dall’area con tutto il braccio su un tiro di sinistro di Procaccio dal limite. Sempre Procaccio (ti porterei alla prossima assemblea arbitri- società) viene atterrato perpendicolarmente da un avversario dopo una finta in area piccola, la palla passa, solo gamba contro gamba..fischietto in bocca e ancora niente…al 92′! a pochi secondi quindi dalla fine che era al 93’. Partita finita, invece no, 1-1 supplementari in 10 e amaro epilogo per noi.
Abbiamo chiesto rispetto un’unica volta in quattro anni dopo la sconcertante direzione dello scorso dicembre a Carpi, dove in una partita normale e non cattiva e soprattutto senza giocatori usciti per infortuni ci siamo trovati con tutta la squadra ammonita e addirittura due espulsi. Torniamo a chiedere rispetto dopo la gara di giovedì sera, macchiata da un errore grossolano e disputata in condizioni che pongono in noi seri dubbi sul reale e completo adempimento di regole e protocolli, una situazione nella quale per non soccombere all’ambiente dovresti essere più furbo che civile.
A tutti capita di commettere errori, è nella nostra natura e include ogni categoria di persone. Nello specifico contesto calcistico, può sbagliare un giocatore, può sbagliare un allenatore, un dirigente, un direttore di gara, chiunque può sbagliare, favorendo qualcuno o penalizzando qualcun altro. Ma ci sono errori ed errori. Nel calcio, nello sport, nella vita di tutti i giorni, esistono regole e chi non le rispetta, chi sbaglia, deve assumersene le responsabilità e pagarne le conseguenze. Sempre. Questa Società, così come tutte le Società coinvolte nelle gare dei playoff e dei playout, ha investito decine e decine di migliaia di Euro in tamponi, test sierologici, sanificazione degli ambienti, rispetto dei protocolli, organizzazione delle trasferte.
Ha puntualmente adempiuto al pagamento di tutte le scadenze, sia nei confronti dei propri tesserati che delle istituzioni calcistiche. Ha sempre agito nel rispetto delle persone e dei regolamenti. Ciò naturalmente non significa che un risultato positivo sul campo spetti di diritto, ci mancherebbe. Quello va guadagnato, conquistato dimostrando di essere più bravi dell’avversario di turno, settimana dopo settimana, partita dopo partita. Ma le condizioni per competere onestamente, devono essere uguali per tutti. E lo ribadiamo con forza, chi sbaglia deve pagare. E’ una questione di credibilità, di giustizia, di trasparenza. E’ così che funziona e dovrebbe funzionare. E siamo stufi di vederci costretti a farlo presente ancora una volta.
Mandiamo in archivio il lato sportivo di questa stagione, ci apprestiamo ad affrontare quella che verrà con l’obiettivo di migliorare, come sempre. Lo facciamo chiedendo rispetto per la Società, per le persone e per le regole. Chiedendo equità di giudizio. Chiedendo quel che è giusto. Niente di più, niente di meno.
Quindi sono pronto a fare un esposto, voglio far vedere quello che viene oscurato, per proteggere la Triestina e i propri tifosi! Poi come sempre ci riproveremo ancora per cercare di arrivare primi, sul campo e in maniera onesta, tuttavia se accadessero fatti così evidenti ancora, per il terzo anno consecutivo, non crederei a delle coincidenze e comunque, a giugno 2021, parlerò con Mario Biasin, molto onestamente e seriamente. La Triestina proverà a vincere anche il prossimo campionato, ci proveremo uniti e con tutto il nostro impegno. Uniti con i nostri tifosi che come noi credono nell’Unione".
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