La Finanza all’Udinese Indagini sullo “scouting”

UDINE. Fatture di comodo. Emesse, cioè, a fronte di operazioni di compravendita di giocatori che, in realtà, non sarebbero mai state effettuate. Fatture false, quindi, e funzionali solo a evadere le tasse. Con l’obiettivo precipuo di aggirare il Fisco. È il teorema attorno al quale ruota l’inchiesta che la Procura di Udine ha avviato a carico di Franco Soldati, il presidente dell’Udinese calcio. Un’evasione a sei zeri, quella ipotizzata dalla magistratura, che la società bianconera avrebbe manovrato da uno dei più frequentati paradisi fiscali sparsi nel mondo: Lussemburgo. È lì che, nel 1998, la famiglia Pozzo costituì la finanziaria Gesapar Holding ed è da lì che, tutt’ora, continuerebbero a essere gestiti beni e patrimonio dell’Udinese. Ossia del “gioiellino” friulano, di cui detiene la maggioranza assoluta delle azioni.
L’inchiesta Tenuta segreta per mesi, l’inchiesta è esplosa ieri mattina in tutta la sua veemenza, con le perquisizioni che la Guardia di finanza di Udine ha condotto in parallelo nella sede dell’Udinese e nell’abitazione di Gianpaolo Pozzo. Una trentina i militari messi in campo dalle Fiamme gialle e rimasti al lavoro per l’intera giornata. Le operazioni, negli uffici amministrativi al piano terra dello stadio Friuli, sono durati all’incirca fino a mezzanotte. Il che basta per suggerire la portata dell’inchiesta. E per immaginare anche la mole della documentazione sequestrata. In serata, le verifiche si sono spostate anche al piano interrato, che ospita gli uffici marketing dove si è cercato di comprendere il meccanismo delle sponsorizzazioni.
Tre indagati Almeno due, stando alle poche notizie trapelate finora, i filoni ai quali il pm Marco Panzeri sta lavorando. E tre le persone al momento iscritte sul registro degli indagati. Da una parte, appunto, la presunta evasione, con le responsabilità contestate a Soldati. Dall’altra, l’omessa dichiarazione dei redditi di cui sono chiamati invece a rispondere personalmente Gianpaolo Pozzo e sua moglie Giuliana. A mettere in moto la macchina investigativa sarebbe stata l’iscrizione dei coniugi all’Anagrafe italiani residenti all’estero. Non è un mistero che il gruppo Pozzo abbia proprietà a Barcellona. Per entrambi, l’ipotesi di reato è quella richiamata all’articolo 5 del Decreto legislativo 74/2000, che punisce chi non presenta la dichiarazione. A insospettire gli inquirenti, dunque, potrebbero essere stati la loro attività prevalente in Italia e i lunghi periodi in Friuli.
Lo scouting Ma è soprattutto sulla girandola di società collegate all’Udinese e sulle ingenti spese sostenute dalla società per l’attività di “scouting” - ossia la ricerca di giovani promesse del pallone all’estero - che si è concentrata la Finanza. Le false fatture di cui parla la Procura si riferiscono proprio alle compravendite, vere o presunte che siano, dei giocatori. E le società che le hanno emesse dovrebbero essere quattro, tra cui la “Fibet” e la “Timotes”. Tante e soprattutto pesanti le cifre iscritte di anno in anno a quella sola voce di bilancio. Il periodo preso in considerazione va dal 2010 al 2014 e l’evasione - a quanto appreso - ammonterebbe a un paio di milioni l’anno. Da qui, l’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante fatture false, prevista all’articolo 2 della medesima legge sui reati fiscali. Sullo sfondo, appunto, ci sarebbero la Gesapar e due società panamensi, che - e questo è l’ulteriore elemento che le indagini puntano a dimostrare - farebbero da “schermo” ai veri proprietari della holding.
L’avvocato «Tutte le operazioni cui si riferiscono le fatture sono perfettamente lecite e reali». L’avvocato Maurizio Conti, che difende Soldati, respinge con fermezza le accuse mosse alla società e si dice certo di avere gli elementi che permetteranno al proprio cliente di uscire a testa alta anche da questa bufera giudiziaria. «Abbiamo documentazione e particolari in abbondanza - continua -, per dimostrare che l’attività di scouting, che da anni rappresenta il core business dell’Udinese e che conta su osservatori in tutto il mondo non è mai venuta meno. Report e filmati ne sono la prova. Se le prestazioni sono effettive - la sua conclusione -, non possono certo essere inesistenti le fatture emesse per saldarle». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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