«La Bavisela al centro della nuova Europa»
Un cappuccino in tazza grande e un cornetto al cioccolato. Dietro la tazza si nascondono gli occhi stanchi e il volto un po’ tirato di chi, ultimamente, non si è concesso molte ore di riposo. Incontro Fabio Carini in un bar del centro, attorno alle 10 di mattina. È operativo già da diverse ore e non riesce a nascondere la stanchezza. Riusciamo a incastrare l’intervista fra una riunione in Prefettura e l’ennesimo briefing con il proprio staff. A pochi giorni dal Bavisela day ci sono un’infinità di dettagli da mettere al proprio posto: il motore organizzativo va scaldato e mandato gradualmente a regime. «Ho preso due settimane di ferie – confida il presidente della Bavisela – per dedicarmi anima e corpo a questa manifestazione».
A partire dal 3 maggio Carini potrà finalmente calare il poker, dopo quattro anni alla guida di una macchina che ha sbandato in curva ed è stata costretta a cambiare pilota, per riprendere la carreggiata e ricominciare a macinare chilometri. «Una Ferrari», l’aveva definita lo stesso Carini all’inizio della sua avventura da presidente, al cui volante si è messo con pazienza e tenacia, «esclusivamente per il bene di questa città». Il mandato scadrà il prossimo dicembre, anche se la sua riconferma alla guida della Bavisela appare scontata.
Carini, come sono stati questi quattro anni?
Il bilancio è più che positivo. Più di così non si poteva fare, lo dicono gli atleti, i numeri di questo evento e lo spazio mediatico che è riuscito a guadagnarsi. Sono stati anni molto difficili, per la continua contrazione economica alla quale abbiamo dovuto fare fronte. Ma abbiamo saputo tirare fuori il meglio da questa manifestazione, rendendola dinamica al 100 per cento.
Attraverso quali strategie?
Abbiamo aumentato l’appeal della Bavisela nei confronti degli sponsor, a livello locale, nazionale e internazionale. Lo dimostrano i brand che siamo riusciti negli anni a coinvolgere. Tutti di primissimo livello.
Sarà stato di aiuto il carattere europeo della Bavisela…
La dicitura “Europe” non è una scelta di marketing, ma un dato di fatto. Oltre ad attrarre atleti da tutto il mondo, siamo l’unica maratona transfrontaliera che prevede la partenza in uno Stato e l’arrivo in un altro. Lo dobbiamo anche alla proficua collaborazione che siamo riusciti a costruire con l’Ufficio del turismo sloveno che ha sede a Milano.
Dica la verità, qualcuno rosica dei suoi successi?
E’ un problema che non mi riguarda. Per alcune persone è meglio invidiare gli altri, piuttosto che migliorare se stessi. Io vado avanti per la mia strada.
Qual è la strada che deve percorrere la Bavisela?
La Bavisela va dove vuole andare Trieste: al centro della nuova Europa.
È un altro dei suoi slogan?
No, è un altro dato di fatto. Lo scorso anno il 22 per cento dei partecipanti alle due corse competitive era straniero. Il 58 per cento, invece, proveniva da fuori regione. Quest’anno stiamo registrando una presenza straniera del 40 per cento, mentre gli atleti extraregionali saranno il 70 per cento del totale. Molti iscritti sono russi, segno che dobbiamo guardare ad aree sempre più vaste.
Uno dei suoi “pallini” è da sempre lo staff della Bavisela. Squadra che vince non si cambia?
Siamo rimasti in tre del consiglio direttivo iniziale. Dicono che non sia facile resistere ai ritmi della Bavisela e, soprattutto, ai ritmi dettati da Fabio Carini (ride, ndr). Paolo Giberna e Marco Cernaz, direttore tecnico e general manager, sono a oggi le mie due armi in più.
Lo scorso anno chiedeva alla città precise garanzie, altrimenti della Bavisela avrebbe salvato solo la non competitiva. La sua era una boutade?
No, anche se le garanzie non sono ancora arrivate. Si è avviato un dialogo proficuo con alcuni soggetti. Diciamo che ho molta pazienza. Speriamo che Trieste sia in grado di aspettare.
Quali sono le immagini che conserva di queste edizioni?
Migidio Bourifa al traguardo, stremato, che quasi sviene fra le mie braccia. Un professionista che ha dato tutto per onorare questa gara. E poi ci sono Anna Incerti, Stefano Scaini e le loro vittorie nella mezza dello scorso anno.
Ha solo bei ricordi?
No. Non dimentico gli sguardi che ci scambiammo quando l’innominabile (la soprintendente Picchione, ndr) decise di farci smontare la tensostruttura di piazza Unità. La Bavisela, evidentemente, cresce quando riesce a superare le difficoltà.
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