Kickboxing, Giorgio Petrosyan batte Davit Kiria ai punti

A Singapore vittorian numero 104 per l'atleta italo-armeno: «È stato un incontro bello e tecnico, ma l’importante era vincere»
Giorgio Petrosyan
Giorgio Petrosyan

GORIZIA. È andata a finire come nel 2013 a Roma: Giorgio Petrosyan ha battuto Davit Kiria ai punti.

Nella notte di Singapore The Doctor ha conquistato la sua vittoria numero 104 contro un avversario duro, ma che si è reso davvero pericoloso solo una manciata di volte.

Nel co-main event della serata Fist of Fury promossa dal circuito asiatico One Championship, il kickboxer italo-armeno cresciuto a Gorizia ha tenuto sempre ben salde le redini dell’incontro.

Alla vigilia le incognite erano molte. A causa della pandemia, entrambi i fighter non salivano su un ring per un incontro ufficiale da oltre un anno. Petrosyan però ha dimostrato che la sosta forzata non ha inciso sulla sua atleticità. A 35 anni è apparso ancora una volta tonico, esplosivo e, soprattutto, intoccabile. Kiria, che nel 2014 a Zagabria aveva battuto per ko Andy Ristie - l’unico ad aver mai mandato al tappeto il Chirurgo - sperava di chiudere prima del limite.

Ma nello sport la proprietà transitiva non vale e alla fine il copione è stato lo stesso di otto anni e mezzo fa. A un primo round più equilibrato, con Kiria che ha tentato di sorprendere il Dottore con la velocità dei suoi colpi, ne sono seguiti due dove Petrosyan ha portato l’avversario un po’ dove voleva lui.

Mentre Giorgio cresceva, Davit si spegneva e nella seconda metà della terza ripresa il georgiano ha particolarmente subito la boxe del pluricampione del mondo dei 70 kg. Kiria, in ogni caso, ha confermato la sua fama di grande incassatore rimanendo in piedi fino alla campanella finale.

«È stato un incontro bello, tecnico e intenso, ma l’importante era vincere», ha detto al termine della sfida Petrosyan che ha conquistato il successo con verdetto unanime dei giudici.

«Davit cercava in continuazione il gancio. Non so per quale motivo lo facesse, doveva aver visto qualcosa che però non ha funzionato - ha poi aggiunto l’italo-armeno che sembra aver sofferto più i protocolli anti-Covid che l’avversario -. Nell’ultima settimana siamo stati chiusi nella camera dell’albergo e potevamo uscire solo 40 minuti per l’allenamento e 40 minuti per la piscina. Questo creastress perché non puoi fare altro che pensare».

Di Kiria però aggiunge: «Sapevo che era duro, ma quello su cui abbiamo lavorato ha funzionato al 100%. È partito forte, ma dopo i primi diretti, ha sentito il peso dei colpi e si è chiuso. Rispetto al primo incontro, ho maggiore potenza e forse questo non se lo aspettava. Ha preferito stare attento e non ha rischiato. Sapeva che se si fosse scoperto, sarei entrato con i colpi. Sono rimasto lucido ed è andata come avevamo previsto».

Dopo aver conquistato a fine 2019 il torneo da un milione di dollari di One Championship, Petrosyan rimane al vertice del ranking della promotion asiatica e con il titolo mondiale ancora vacante ora punta all’ennesima cintura della sua lunga carriera. Chi sarà l’avversario è ancora da decidere, in ballo ci sono soprattutto due nomi: quello del super campione tailandese Nong-O Gaiyanghadao e quello dell’altrettanto leggendario thailandese Suberbon. «Combatto con chiunque», assicura Petrosyan.

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