Il professor Crisman: «Insegno gioco e valori per trasmettere la mia passione»

TRIESTE. Lo hanno definito «un signore d'altri tempi». L'amore per la cultura e la passione per lo sport sono vocazioni che Bruno Crisman ha coltivato nel tempo da quando, correvano i primi anni Settanta, ha conseguito la laurea in ingegneria meccanica e terminato di svolgere il servizio militare. Da una parte la carriera universitaria nella quale, messo da parte il sogno dei motori, ha iniziato una attività accademica completamente diversa occupandosi di infrastrutture, dall'altra l'inizio dell'avventura nel mondo del basket nella neonata sezione pallacanestro della polisportiva Chiarbola.
«Fu il mitico Don Dario a coinvolgermi- ricorda Crisman- c'era bisogno di qualcuno che avesse tempo, energia e passione da spendere sul campo in mezzo a due canestri. La mia storia quasi cinquantennale con la pallacanestro è cominciata così, a Chiarbola riuscimmo a fare cose importanti, sfiorando le finali nazionali e portando due nostre ragazze, Mariagrazia Huez e Sabrina Colomban, fino alla maglia azzurra».
Il primo corso allenatori con Ferruccio Ghietti che nella stagione 1983/84 lo porta in Ginnastica come assistente part-time in serie B. «Il ricordo più bello è la figura di Chiara Longo - ricorda - giocatrice incredibile ma prima ancora splendida mamma. Le trasferte non le faceva per stare assieme alla sua famiglia: inutile dire che vincevamo solo le partite in casa».
Con il passaggio della Sgt in serie A si siede in panchina al fianco di Miro Turcinovich. Sono anni intensi in cui, oltre a seguire la prima squadra, viene chiamato a occuparsi del settore giovanile. «Anni intensi e ricchi di aneddoti con una superstar come Tanya Pollard capace di far innamorare una città. Ricordo il prepartita di Gefidi-Primigi con 4000 spettatori sugli spalti e la faccia del tecnico vicentino quando gli spiegai che tutta quella gente era a Chiarbola per noi». Ancora due anni in Ginnastica, questa volta come capoallenatore prima della Ledisan e poi della Crup poi il passaggio con la Pallacanestro Trieste, chiamato da Mario Steffè a ricostruire il settore giovanile dopo l'addio di Stefanel.
Tre anni dopo l'esperienza in Libertas con Daniele Bassi prima del passaggio in Servolana assieme a un grande amico come Franco Pozzecco, società nella quale tuttora svolge la sua apprezzata attività come membro del direttivo e responsabile del settore giovanile. «Sono in pensione da tre anni - conclude - ma ho ancora un contratto con l'Università e continuo a lavorare con la stessa passione di sempre. In 46 anni di insegnamento, più di 2200 esami, ho visto passare mamme, papà e i loro figli. Nel lavoro e in palestra, devo dire con orgoglio che non ho mai saltato una singola stagione».
Nei decenni sono cambiati i giovani ma non il modo di rapportarsi con loro. «Oggi i ragazzi hanno tanti interessi, bisogna prenderne atto. Bisogna cercare di essere sinceri e coerenti trasmettendo tanta passione e cercando di insegnare non solo pallacanestro ma anche qualche valore. Quello che ho notato, negli anni, è che se con i ragazzi e con le famiglie riesci ad avere rapporti chiari e precisi, nel tempo, si instaura un rapporto di fiducia che consente alla società di fare un buon lavoro».
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