«Il portiere, un ruolo rivoluzionato»

Torna in regione con i camp di Ganz il preparatore triestino Alessandro Vitrani

TRIESTE. Frosinone, Chievo, Palermo, Novara. Prima ancora, Venezia ma anche il settore giovanile della Triestina. Per la prossima stagione, invece, si vedrà.

La professione del triestino Alessandro Vitrani è allenatore dei portieri. Perché, appunto, lui nasce numero 1 sui campi della città tra San Giovanni, Zaule e Ponziana. Poi, ad appena 23 anni, un infortunio lo costringe a lasciare. Ma non del tutto, perché ama troppo il calcio e questo suo ruolo. E allora gli scarpini non li abbandona, anzi. Solo che cambia ruolo. E, per la consacrazione definitiva come allenatore, inizia a collaborare con Eugenio Corini, con il quale lavora da Frosinone a Verona (sponda Chievo), da Palermo a Novara, dove l’avventura si è interrotta anzitempo agli inizi di febbraio, alla terza di ritorno, dopo la sconfitta con l’Ascoli (peraltro la sostituzione con Di Carlo non è stata sufficiente a salvare gli azzurri piemontesi dalla retrocessione in serie C).

E aspettando di conoscere dove sarà il prossimo anno, Vitrani in questa prima parte dell’estate 2018 collaborerà con Maurizio Ganz - l’ex attaccante oggi anch’egli allenatore: guida l’Ascona nella seconda serie svizzera - nei camp estivi organizzati proprio dall’ex punta (tra l’altro) di Milan, Inter, Atalanta e Fiorentina, uno dei quali si svolgerà anche in regione, a Tarvisio (come è noto Ganz è proprio tarvisiano) dal 24 al 30 giugno. Vitrani seguirà il programma «Portieri crescono» per ragazzini dai 12 ai 16 anni.

Vitrani, lei svolge l’attività di allenatore dei portieri ormai da parecchi anni: come è cambiato il suo lavoro in queste stagioni?

È vero, negli anni le metodologie sono molto cambiate, l’attività anche specifica con i portieri è molto più strutturata. E questo perché molto si è evoluto negli anni il ruolo del portiere. Un portiere, è ovvio, un portiere deve saper parare ma oggi deve anche saper giocare e saper vedere il gioco.

Concretamente quindi come lavorano i portieri durante la settimana?

Ad esempio, piano piano che ci si avvicina alla domenica si studia sempre più e in maniera più approfondita anche con i portieri il gioco della squadra avversaria. Se quindi noti che gli avversari sfruttano molto le fasce per arrivare al cross anche con il portiere deve concentrarsi sulla sua posizione in situazioni di questo tipo... Inoltre, negli anni i portieri hanno imparato sempre più e sempre meglio a utilizzare anche i piedi oltre che gli ...occhi per valutare le situazioni di gioco e scegliere, ad esempio, il rilancio migliore. Ecco perché alla fin fine i portieri lavorano nel corso della settimana più dei giocatori di movimento, anche con sedute supplettive organizzate solo per loro: questo perché si deve distribuire al meglio il lavoro specifico e quello invece con il resto della squadra.

Dei portieri che ha allenato di quali ha conservato il ricordo migliore?

Dico assolutamente due atleti non più giovanissimi ma decisamente di alto livello, innanzitutto come uomini: Sorrentino e Bizzarri.

E per quale giovane che ha allenato vede un futuro importante?

Lorenzo Montipò, che ho avuto a Novara, ha già fatto passi importanti anche con la Nazionale under 21. Farà sicuramente bene.

Allargando lo sguardo all’intero campionato italiano, quale è la situazione dei numero 1?

Meret, Bardi, Seculin, Del Favero... I giovani bravi portieri non mancano in Italia. L’importante è che gli allenatori abbiano il coraggio di farli giocare anche se sono giovani.

Nel frattempo è di molto cresciuta la qualità dei portieri stranieri...

Vero, e questo un po’ perché le metodologie specifiche che noi italiani abbiamo introdotto per primi si sono diffuse in tutto il mondo (penso ad esempio a Taffarel, che dopo tantissimi anni da giocatore in Italia, sta trasferendo tutta la sua esperienza nella scuola per portieri che ha creato in Brasile), e un po’ perché come dicevamo molto è cambiato anche il modo di interpretare il ruolo, ad esempio dando molta più importanza al gioco con i piedi.

Lei nei prossimi giorni sarà impegnati nei camp estivi con i baby calciatori. A che età un bambino può scegliere di diventare portiere?

Se non esiste una vocazione assoluta, credo che non si debba scegliere prima dei dieci anni e comunque dopo aver provato un po’ tutti i ruoli che ci sono sul campo di calcio. Penso a un portiere come il pordenonese Provedel, ora all’Empoli: da piccolo giocava da attaccante, solo attorno ai 12 anni ha scelto di diventare un portiere!

GuidoBarella. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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