Il capitano ha detto stop A fine stagione Giorgi lascia

A 34 anni il centroboa si ritira dall’attività agonistica: «L’emozione più grande? Aver riportato questa squadra in serie A1 dopo una attesa durata 53 anni»  
Foto Bruni 27.05.15 Pallanuoto:Trieste-Catania----la bella-accesso alla finale-Giorgi
Foto Bruni 27.05.15 Pallanuoto:Trieste-Catania----la bella-accesso alla finale-Giorgi



«Mi sono divertito tantissimo, prendendomi delle grossissime soddisfazioni, ma ora è giunto il momento: l'età avanza, la fatica è tanta».

Aaron Giorgi, capitano della Pallanuoto Trieste, annuncia così il suo ritiro dalla waterpolo. Il centroboa che mercoledì prossimo compirà 34 anni sarà a disposizione della squadra ancora per le prossime due partite di campionato e per l'eventuale fase play-out. Poi appenderà la calottina al chiodo.

Giorgi è entrato nel mondo della pallanuoto 26 anni fa. Cresciuto nel settore giovanile della Triestina, dopo un anno in A1 al Chiavari, nel 2004 è approdato alla Pallanuoto Trieste, società che è riuscito a condurre dalla C alla massima serie. «Aver portato Trieste in A1 dopo 53 anni di assenza rimarrà sempre l'emozione più grande che abbia vissuto nel corso della mia carriera. Gara-3 di quella serie promozione vinta contro l'Ortigia alla “Bianchi”, con tanti giovani triestini in squadra, con un pubblico di oltre 1500 persone assiepato in piscina, assieme ai miei “fratelli” Ray Petronio e Jacopo Giacomini... Beh, per me quello è il fotogramma più bello del film sportivo della mia vita» racconta con parole ancora oggi cariche di emozione Aaron.

Tanti sono stati anche gli allenatori incontrati da Giorgi in questa lunga carriera. Da Lucio Gavagnin, «il mio primo tecnico, che appena buttato in acqua mi schiacciava le dita delle mani per non rimanere attaccato a bordo vasca», a Dragan Samardzic « il mitico montenegrino della serie B ai tempi della Triestina».

E uno degli eventi chiave della carriera di Giorgi è stato l'approdo a 19 anni in serie A1 con il Chiavari: «Gu Baldineti, dopo avermi fatto un provino, decise di credere in me. Per la prima volta vissi la pallanuoto che conta, giocando con Luca Giustolisi e Alessandro Calcaterra. Ricordi indelebili». Con il ritorno a Trieste, dopo la lunga gestione di Ugo Marinelli («Gli è mancata sola la fortuna per andare in A1»), nel 2015 Aaron accoglie da capitano l’arrivo in panchina di Stefano Piccardo: «Con lui abbiamo fatto il vero cambiamento di mentalità, tanto da salire in A1 grazie anche a un preparatore atletico del valore di Gary Lee». Una volta raggiunto il massimo campionato le cose per Aaron sono però pian piano cambiate: «Il momento più difficile della mia carriera è stato sicuramente lo scorso anno. Per fortuna Andrea Brazzatti ha saputo imprimere la svolta giusta facendoci mantenere la categoria».

E adesso , nel momento del saluto, per Giorgi è anche tempo di ringraziamenti. A tre persone in particolare che lo hanno sempre seguito lungo questo percorso: mamma Fulvia, «pilastro nei momenti di gioia e sofferenza», il presidente Enrico Samer, «persona che crede con tutto il cuore in questo sport, che mi ha riservato sempre la sua fiducia» e il vicepresidente Renzo Colautti, «marito di mia mamma, per me a tutti gli effetti un padre, che a 8 anni mi ha fatto conoscere quello che è stato lo sport della mia vita». —



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