Il calcio e Trieste piangono il Ragno Nero: morto a 89 anni Fabio Cudicini
Se n’è andato un altro dei Muli del Paròn e un altro pezzo di quel Milan che a fine anni Sessanta incantò l’Italia e l’Europa e soprattutto Trieste. Il ricordo
Se n’è andato un altro dei Muli del Paròn. Se n’è andato un altro pezzo di quel Milan che a fine anni’60 incantò l’Italia e l’Europa e soprattutto Trieste.
Fabio Cudicini, il portiere di quella squadra arrivata sul tetto del vecchio continente e del mondo, si è spento all’approssimarsi del traguardo dei novant’anni. Era nato a Trieste nell’ottobre del’35 si è spento a Roma città che lo aveva amato come insuperabile guardiano della porta giallorossa per otto stagioni. Una volta succedeva che quando uno era bravo come giocatore e come persona non vagabondava alla ricerca del miglior ingaggio.
Un altro calcio
Era un altro calcio quello di Rocco, di Maldini e appunto di Cudicini. Nellle sfide della Coppa Campioni vinta furono gli inglesi a battezzarlo come Ragno Nero per la parate portentose di quell’uomo vestito con calzamaglia, pantaloncini e maglia total black. Ma come era finito al Milan quel portierone che calcava già da un decennio i campi della massima divisione? Fabio Cudicini aveva cominciato a destreggiarsi tra i pali difendendo la glororiosa porta biancoceleste del Ponziana.
Ma quello che diventerà il Ragno Nero era prima di tutto un tennista di livello nazionale. “Black Spider” , come venne ribattezzato dalla stampa britannica dopo due grandi prestazioni a Glasgow e Manchester) fu decisivo per tutte le vittorie rossonere di quel fortunato periodo.
A metà anni Cinquanta continuò con il tennis per diletto ma optò per il calcio professionistico vestendo per tre stagioni la casacca dell’Udinese. Strano destino per un triestino purosangue. Da lì il salto verso la capitale e si aprirono le porte della nazionale (183 presenze).
Con Trieste il legame però era rimasto vivo. Suo padre giocava nella Triestina degli anni d’oro, era un terzino e compagno di squadra di Nereo Rocco.
Una volta terminata l’avventura romana Cudicini fu preso dal Brescia quando si stava avvicinando a trent’anni, un età che ai tempi era avanzata per un atleta. Ma non per un triestino, come ce n’erano tanti, dotato di una struttura superiore alla media come ce n’erano tanti in questa città di confine e di etnie.
Proprio in quel momento Nereo Rocco si ricorda di lui e dell’amicizia con il padre. «Mio papà – racconta Tito Rocco uno dei due figli del paròn – incontra Fabio in un’osteria del Carso e gli chiede se gli andrebbe di seguirlo nella sua avventura al Milan. Lì c’è anche l’altro triestino Cesare Maldini. Gli propone di fare il secondo portiere perché il titolare è Belli. Fabio accetta e assieme partono per Milano”.
Tutti sostenevano che Cudicini fosse in fase calante e invece dopo un po’ Rocco lo preferisce a Belli e da lì nascono i trionfi in Campionato, in Coppa dei Campioni e anche nell’Intercontinentale e il mito del Ragno Nero. Una volta finita l’attività agonistica Fabio resta in Lombardia e comincia la sua nuova vita lavorativa di successo.
La relazione con la famiglia Rocco
La relazione con Trieste resta comunque intatta così come quella con la famiglia Rocco. «Era una persona riservata ma di alti principi – continua Tito Rocco – ed era molto legato a mio fratello Bruno. Fino a quando ha potuto è venuto a Trieste a trovarci. La sua scomparsa ci lascia un vuoto».
Un vuoto che nei due figli di Rocco viene vissuto ogni qualvolta scompare uno dei ragazzi (da Maldini a Schnellinger) di Nereo, ragazzi che poi erano coetanei o quasi dei suoi due figli.
Un vuoto da oggi per la famiglia, gli amici, per il figlio Carlo che ha seguito le orme del padre i pali, facendo fortuna in Inghilterra tra il Chelsea e il Tottenham. E un vuoto anche per tanti triestini: milanisti, alabardati o nostalgici di quei personaggi protagonisti di un mondo che non c’è più ma che ha dispensato grandi emozioni e soddisfazioni. All’Italia e a Trieste.
Fino all’ultimo volo di Fabio.
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