Holloway: «Darò tutto per agguantare i play-off»

Il giocatore della Pallacanestro Trieste sul rifiuto di Brescia: «Solo un malinteso col coach»
Angelico Biella vs Pallacanestro Trieste 2004, diciannovesima giornata, LNP A2 Gold, Murphy Holloway
Angelico Biella vs Pallacanestro Trieste 2004, diciannovesima giornata, LNP A2 Gold, Murphy Holloway

Mancava solo una voce, per spiegare il “caso Holloway”: proprio quella di Holloway, appunto. Non si poteva non sentire la versione di Murphy.

Holloway, cosa è accaduto in questo ultimo mese?

Indubbiamente non ho reso al meglio in alcune partite, ultimamente. Ma non è una costante perchè ad esempio contro Trapani non è andata male: diciotto punti e diciannove rimbalzi non sono da buttare. Nell’ultimo incontro ho giocato poco, ma avevo un dito infortunato e il coach ha ritenuto che non fossi in condizione di giocare. Insomma, alcune volte ho giocato bene, alcune volte no. Può capitare.

Perchè domenica a Brescia si è rifiutato di entrare in campo nel terzo quarto?

Credo si sia trattato solo di un malinteso con il coach. Lui mi ha chiamato dicendomi “Ehi Murphy, entra di nuovo in campo”, io mi sono alzato per andare e guardandolo gli ho detto “Coach, il mio dito non è al meglio e non so cosa potrò fare”, ma volevo dare comunque una mano a vincere la partita. Il coach stava dirigendo il gioco e probabilmente non ci siamo capiti. È stato solo questo, perchè sono un uomo di sport e so bene come devo comportarmi, non avevo nessuna intenzione di disobbedire al coach.

La Pallacanestro Trieste cerca di recuperare Holloway
Holloway mentre tira l'unico libero (sbagliato) a Brescia

Ma come va il rapporto con il suo coach Dalmasson?

Vado d’accordo con lui, faccio qualsiasi lui mi chieda di fare senza problemi, perchè lo ritengo un allenatore bravo. Probabilmente dobbiamo migliorare ancora la comunicazione, perchè a volte non comprendo ciò che mi dice, qualche altra volta forse non comprende lui ciò che dico io e può crearsi qualche malinteso. Non capisco perchè qualcuno pensi che non andiamo d’accordo, a me il coach non ha mai detto nulla che potesse farmelo pensare. Bisogna solo migliorare ancora la comunicazione fra noi.

Ma ci sembra che ci sia in squadra chi traduca a lei e a Grayson le indicazioni del coach.

Certo. Però è la prima volta che gioco in Italia e ci sono differenze evidenti con il basket degli Stati Uniti, per cui qualche volta mi capita di non capire ancora che idea di pallacanestro abbia e voglia praticare il coach, tutto qui. È vero anche, però, che la squadra è molto giovane e dunque non deve solo allenarla per le partite, ma anche addestrare i giovani giocatori per farli crescere. E allora magari per questi motivi non sempre è facile capirsi. Solo che quando le cose vanno bene e si vince non ci sono problemi, magari quando si perde e c’è un malinteso come quello di Brescia, qualche problema può crearsi.

Martedì ha parlato della situazione con il presidente Ghiacci. Avete trovato un accordo?

Sì, mi ha detto che il coach era arrabbiato e che se voglio restare ad allenarmi con la squadra, devo farlo bene. E poi mi ha chiesto cosa io intenda fare, ma io voglio restare qui a vivere e giocare fino alla fine della stagione, so cosa la squadra si aspetta che io faccia e voglio farlo.

Quando lei arrivò a Trieste disse che voleva portare la sua leadership nella squadra per aiutarla ad arrivare almeno ai play-off. È sempre dello stesso parere?

Certo che sì. Sono in una squadra di ragazzi molto giovani, che mettono energia ma hanno bisogno di punti di riferimento in campo. E io ho voglia di mettere tutte le mie energie per essere quel punto di riferimento. Penso di essere leader per loro più di quanto io non sappia di esserlo, penso mi vedano come un fratello più grande al quale affidare le responsabilità quando magari in campo sono spaventati o almeno non hanno sicurezza. È umano, sono ragazzi.

La squadra ritiene di aver bisogno di lei per lottare per i play-off. È pronto ad assolvere a questo ruolo?

Sì e penso che questa squadra possa lottare per arrivarci. Però bisogna essere onesti, sull’argomento: non è che io da solo possa bastare per andare ai play-off, dobbiamo crescere tutti e giocare meglio. E non è detto neppure che facendolo ci arriviamo lo stesso, ci sono altre squadre forti e non possiamo far credere di essere i migliori in assoluto. Detto questo, io sono pronto a fare del mio meglio con tutte le energie per provarci.

Cosa si sente di promettere quindi ai suoi compagni, al coach, ai tifosi?

Mi impegnerò a fondo per provare ad andare ai play-off, in ogni partita, in ogni allenamento. Amo il mio lavoro, amo giocare a basket e apprezzo l’opportunità di poterlo fare a Trieste.

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