Gorizia Nuoto e tutti i gestori «Senza soldi e regole certe le piscine restano chiuse»
GORIZIA
È sempre più emergenza piscine, e i gestori degli impianti natatori pubblici della regione ora chiedono chiarezza e sostegno alle istituzioni. Perchè se la tanto attesa “fase 2”, un po’ alla volta, è destinata a scattare per quasi tutte le categorie, le associazioni e le società sportive dilettantistiche che gestiscono le piscine continuano a non vedere la luce in fondo al tunnel.
Anche chi sarebbe attrezzato per provare a rialzare la testa, ad esempio, non può ancora programmare la ripresa dell’attività, in mancanza delle linee guida da adottare per gli impianti. E’ il caso della Gorizia Nuoto, ad esempio, che grazie al sostegno economico del Comune da ieri avrebbe sulla carta potuto ospitare nuovamente gli allenamenti degli atleti di interesse nazionale (come prevede l’ultimo decreto). I suoi e potenzialmente quelli delle altre società. Ma non lo fa, proprio in assenza delle sospirate linee guida. E lo stesso vale per tutti. Per questo domenica si è svolto un confronto in videoconferenza tra i gestori degli impianti natatori pubblici del Friuli Venezia Giulia, sfociato in un comunicato congiunto firmato da 11 realtà: oltre alla già citata Gorizia Nuoto, l’Arca Nuoto che gestisce le piscine di Fontanafredda, Monfalcone, Pasiano e Spilimbergo, il Centro Nuoto Latisana, la Gymnasium (impianti di Pordenone, Aviano e Cordenons), la Kuma (Codroipo e Manzano), la Maniago Nuoto, il Nuoto Gemonese, la Polisportiva di San Vito al Tagliamento, l’Uisp Nuoto di Cordenons, l’Unione Nuoto Friuli di Campoformido e la Tergeste Nuoto che cura la piscina di Altura. Soggetti senza fine di lucro che, ricordano nella nota, negli anni si sono assunti «oneri sempre crescenti: dalla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture agli ampliamenti e ristrutturazioni, e in alcuni casi la costruzione degli impianti stessi, offrendo contemporaneamente un servizio strategico per la cittadinanza». «Una piscina pubblica – spiegano i gestori – è un presidio di sicurezza, salute e benessere del quale usufruiscono tutte le fasce della popolazione. Per non parlare degli straordinari risultati sportivi ottenuti dalle società della regione nelle discipline natatorie: nuoto, nuoto di fondo, nuoto per salvamento, nuoto sincronizzato, pallanuoto, tuffi, con decine e decine di atlete e atleti chiamati a vestire le divise delle rappresentative nazionali e pronti a farsi valere nel corso dei Giochi Olimpici di Tokyo».
Un patrimonio, questo, che però rischia di scomparire, come dicono gli stessi gestori, a fronte delle enormi perdite di denaro causate dallo stop per il coronavirus, dai costi di gestione elevatissimi e dalle incertezze future, appesantite dalla prospettiva nemmeno troppo pessimistica che vede almeno per uno o due anni l’attività delle piscine fortemente ridimensionata e contingentata nei numeri, in base al possibile evolversi dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19.
«Per scongiurare questa autentica catastrofe sportiva, sociale, sanitaria ed economica – il cuore dell’appello delle società - tutti noi gestori del Friuli Venezia Giulia auspichiamo da parte delle istituzioni regionali l’immediata attivazione di un tavolo di lavoro dedicato al settore dell’impiantistica sportiva in generale e natatoria in particolare, con lo stanziamento di risorse adeguate per consentire il superamento dell’emergenza». —
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