Giorgio Petrosyan conquista la Russia del kick-boxing

GORIZIA. Un'altra cintura in bacheca. Giorgio Petrosyan conquista anche la Russia. Nel suo esordio nel circuito W5, a Mosca il Chirurgo ha detronizzato il campione del mondo in carica dei pesi medi...

GORIZIA. Un'altra cintura in bacheca. Giorgio Petrosyan conquista anche la Russia. Nel suo esordio nel circuito W5, a Mosca il Chirurgo ha detronizzato il campione del mondo in carica dei pesi medi Artem Pashporin. Anche se a senso unico, il match al limite dei 71 kg non è stato per nulla facile. Il kick-boxer italo-armeno ha combattuto con intelligenza: ha attaccato, ma lo ha sempre fatto evitando inutili rischi. Lo stile sporco del russo poteva rivelarsi molto pericoloso. Il "dottore" però ha eseguito la sua operazione in modo come sempre chirurgico e preciso. Ha lavorato l'avversario sulla giusta distanza mostrando tutto il suo più classico repertorio di schivate e rientri e nel corso delle cinque riprese è riuscito a neutralizzarlo senza troppe difficoltà. Mentre Petrosyan ha equamente distribuito i colpi di braccia (59) e di gambe (63) , Pashporin ha puntato tutto sulla boxe (124 dei su 148 colpi sono stati di pugno). L'efficacia del campione in carica è stata però minima: il suo sforzo offensivo non ha portato risultati concreti dal momento che solo il 14% degli affondi è andato a segno (20); di segno completamente opposto è stato il discorso per lo sfidante italo-armeno che all'ultima campanella poteva contare su un ben più concreto 48% di colpi messi a segno (64% se si conta solo la boxe). Petrosyan ha dimostrato una volta di più la sua duttilità adattando il proprio stile di combattimento all'avversario. Nonostante si combattesse in Russia, il pubblico del Dynamo Sports Palace di Mosca era largamente a favore del Chirurgo che non ha avuto difficoltà ad imporsi ai punti con giudizio unanime. Al termine delle premiazioni i fan hanno preso letteralmente d'assalto il ring e per tornare negli spogliatoi il nuovo campione ha faticato come non aveva fatto mai neppure in Italia.

Stefano Bizzi

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