Giorgia, 9 bronzi europei e un sogno mondiale

La giovane triestina affronta la sua disabilità con tenacia. Ma ora serve uno sponsor

TRIESTE. Giorgia è unica. Nessuno in Italia nuota come lei.
Giorgia ha grandi sogni. Ha vinto nove medaglie di bronzo a livello europeo. Merita la sua nuova, grande, occasione. I Mondiali. E dopo, chissà, le Paralimpiadi.
Giorgia è una campionessa. Ma è una campionessa invisibile. Per lei non si accendono telecamere, neanche un trafiletto sui giornali, nessuna passerella ufficiale. Invisibile come il suo deficit. Giorgia Marchi, 17 anni, ha una disabilità intellettiva relazionale.
A Parigi, negli Inas Summer Games per atleti con simili disabilità, è stata terza con le staffette femminili, con quelle miste maschili e femminili e a livello individuale. Bronzo nei 200 misti, nei 50 rana con il record italiano assoluto Fisdir (la federazione paralimpica degli intellettivo relazionali) e nei 200 rana, pure questi con tanto di primato. Inoltre ha sfiorato il podio a farfalla.
Nessuno come lei, nella spedizione azzurra. Nessuno è come questa ragazza triestina messa da subito a contatto con l’acqua ma che nuota a livello agonistico solo da tre anni.
Una favola sportiva che nasce in famiglia, dalla volontà di non rassegnarsi. Spiega Federica Verin, la mamma di Giorgia: «Vorremmo che la nostra storia servisse da stimolo ad altri genitori in situazioni simili. Non serve a niente restare a casa a piangersi addosso tutto il giorno. Si può fare qualcosa di importante per i nostri figli».
Quel qualcosa di importante per Giorgia è cominciato con il nuoto sincronizzato. «Una disciplina scelta per affrontare i problemi di coordinamento motorio, insieme ad atlete normodotate. Quando ci siamo resi conto che, con il tempo, la forbice tra le altre atlete e Giorgia si stava allargando abbiamo scelto altre strade. Non crediamo a un’inclusione forzata. Ogni processo deve seguire un suo corso».
Dal sincronizzato al nuoto. Con la Triestina che ha raccolto la sfida proposta dalla famiglia di Giorgia. «Esistono altre realtà che svolgono prevalentemente un’attività sociale (a Trieste opera anche l’Acquamarina onlus, ndr) ma noi cercavamo una struttura che potesse sviluppare un progetto agonistico». Inizialmente, solo una bella idea. Quasi visionaria. A crederci, in pochi. Tre atleti, con diverse disabilità. Il «proviamoci» dei vertici della Triestina Nuoto. Ore di allenamento, con nelle corsie vicine gli altri atleti del settore agonistico alabardato.
«Adesso i giovani con diverse disabilità che nuotano con noi alla piscina Bianchi - prosegue la mamma di Giorgia - sono sette, qualcun altro si sta interessando. Ma nonostante la disponibilità della Triestina Nuoto e della Federazione, la nostra regione non è ancora all’altezza di altre realtà più attente allo sport paralimpico. Le trasferte per le prime gare le abbiamo sostenute con auto private».
Servirebbe uno sponsor. Servirebbero aiuti concreti, spingendosi oltre le dichiarazioni di solidarietà. Perchè ci sono occasioni dove il significato conta più del ritorno di immagine o della logica commerciale. Il sogno di Giorgia deve spingersi sempre più in là. L’Europa sta cominciando a diventare troppo stretta per contenere la voglia di lottare di una ragazza che si allena per 100 minuti cinque volte la settimana. Ci sono circuiti internazionali. In Australia si disputeranno i Global Games. I Mondiali.
«Non me la sento di tagliare queste ali che stanno crescendo», commenta la mamma di Giorgia.
Le ali meritano spazi sempre più liberi, sempre più larghi. —

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