Ghiacci: «Un mese di lavoro e ora l’Allianz sta volando»
TRIESTE «Adesso tutti sanno di che pasta siamo fatti». L’orgoglio di Mario Ghiacci, presidente dell’Allianz Pallacanestro Trieste, è fotografato in una frase. Il suo pensiero sul momento biancorosso - quello a Cremona è stato il quarto successo consecutivo - è racchiuso in un numero. Trenta giorni. Un mese. «Dopo l’emergenza Covid, avevamo spiegato che ci sarebbe voluto tempo per riprendere la condizione e avremmo dovuto affrontare il resto della stagione un passo alla volta. La serenità e la fiducia non sono mai mancate. Dopo un mese di lavoro in palestra i risultati si vedono». Risultati che pongono l’Allianz tra le squadre più in forma della serie A. Le ultime due vittorie, peraltro, sono state ottenute in trasferta. E sempre lontano da casa in precedenza erano state sprecate un paio di occasioni. Ghiacci, l’Allianz di domenica scorsa non avrebbe perso a Pesaro o a Desio contro Cantù...«Può darsi ma stiamo ragionando con il senno di poi. Rispetto a quell’incontro, ad esempio, Cantù si è rinforzata ingaggiando Gaines. Non siamo cambiati solo noi». Il successo al PalaRadi ha ribadito la credibilità del collettivo triestino, stavolta addirittura in formato extralarge. Tutti e 12 i giocatori alternati sul parquet, punti anche per il giovane Arnaldo e l’impressione di un gruppo così omogeneo da mantenere la stessa intensità nonostante il turnover. «Il gruppo è molto unito, si capisce che hanno tutti voglia di giocare insieme, senza rivalità.Ci si diverte in campo ma se penso al lavoro svolto nel dopoCovid devo parlare di concentrazione e applicazione. La capacità di programmazione da parte dello staff tecnico ha permesso di raggiungere questa condizione».
I PUNTI DI FORZA Dieci giocatori impiegati tra i 15 e i 24 minuti. La gestione del minutaggio è diventata ormai una prerogativa dell’Allianz. Nessu elemento costretto agli straordinari, nessuno tenuto ai margini delle rotazioni. Eugenio Dalmasson ha costruito una macchina dal timing preciso, tanto da annullare la distinzione tra primo e secondo quintetto. Un esempio: nelle ultime gare è partito nello starting five Teo Da Ros, autore di prove di grande qualità difensiva. Gražulis è uscito dalla panchina: 17 punti a Cremona, 20 la settimana prima a Casalecchio di Reno, con una media di realizzazione al minuto fantascientifica, ora che ha anche ritrovato la vena dai 6,75. La condivisione delle responsabiltà si vede anche a rimbalzo. A Cremona non c’è stato confronto. 45-32 per Trieste, con dieci uomini a spiccare palloni sotto i tabelloni. La sensazione di sentire la collaborazione da parte dei compagni di squadra tra l’altro dà sicurezza. Prendete Upson. Nove rimbalzi in 17 minuti sono tanta roba. L’alternanza tra i centri è un’altra delle chiavi del momento biancorosso. Delia e Upson hanno caratteristiche completamente diverse. E l’argentino (14 puti, 7 falli subiti, 8 carambole) si sta rivelando l’addizione perfetta.
I MARGINI L’Allianz ha ancora margini di crescita? La risposta può essere ottimistica anche se il calendario delle prossime gare (Sassari in casa, Milano fuori, Brescia a Valmaura, Coppa Italia e poi trasferta a Brindisi) è oggettivamente pesante. Trieste dovrà superare anche quest’altra prova di maturità: dopo l’esaltazione di queste settimane mantenere la rotta e la convinzione anche se dovessero arrivare sconfitte. Il gruppo c’è e vale. Tra i singoli l’elemento con i maggiori margini sembra Myke Henry: ha fantasia e atletismo per dare quel pizzico di imprevedibilità. Può spaccare le difese, come ha dimostrato nella Supercoppa. Nelle ultime uscite è stato gestito con parsimonia dal coach che sta scoprendo l’imbarazzo dell’abbondanza: ha due ottime ali piccole - Henry e Alviti - e nessuno dei due merita di languire in panchina. Teoricamente l’azzurro potrebbe coesistere con l’Usa giocando da “4” tattico ma di questi tempi in ala forte Gražulis e Da Ros stanno fornendo un rendimento altissimo. Teoricamente Henry potrebbe giocare con Alviti spostandosi in guardia ma, sempre di questi tempi, Doyle a parte qualche mattana la mette e Cavaliero è di un’utilità irrinunciabile. E allora? Allora le due ali piccole devono spartirsi i 40 minuti del loro spot e uno buono deve inevitabilmente sedere a turno in panchina. Eh, averne sempre di questi problemi, vero coach?
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