«Gama e Frappart, simboli di riscossa per noi donne»
TRIESTE La fine di questo stranissimo 2020 ha portato con sé due eventi epocali che hanno contribuito all’abbattimento di un tabù nel mondo del calcio: la presenza delle donne in ruoli considerati da sempre esclusivamente di competenza maschile. Il primo è coinciso con l’elezione della 31enne triestina Sara Gama alla vicepresidenza dell’Associazione italiana calciatori; il secondo, invece, riguarda la 36enne francese Stéphanie Frappart, primo arbitro donna a dirigere una partita maschile di Champions League. Ma cosa ne pensano le donne del calcio triestino? Il mondo del pallone potrà mai realmente tingersi (anche) di rosa?
«Che bello. Io credo davvero che queste due donne potranno fungere da esempio per scompaginare le carte in tavola facendo cambiare idea ai maschi che considerano noi donne non competenti di uno sport che erroneamente viene ancora considerato campo esclusivo dei maschi». Tiziana Barbo, da 21 anni dirigente del San Luigi, già premiata dalla Figc con la benemerenza per l’impegno svolto sui rettangoli di gioco del Fvg, ammette che la strada è ancora in salita: «Io sono entrata nel calcio grazie ai mie figli. Fortunatamente nella mia società sono sempre stata trattata alla stregua dei maschi, ma la discriminazione è sempre in agguato…». Ne sa qualcosa Gabriella Tomini, ex calciatrice e da anni istruttrice di calcio e psicomotricista al Fani Olimpia. «Da piccola ho fatto danza classica e atletica. Poi ho scoperto il calcio: entravo negli spogliatoi con i tacchi, mi mettevo le scarpe con i tacchetti e poi uscivo dal campo e mi rimettevo i tacchi. È capitato che qualche uomo non mi ritenesse titolata a capire di calcio. Ricordo ancora che ad un corso di aggiornamento per allenatori, il relatore mentre parlava disse una parolaccia, poi mi guardò e mi disse “scusatemi, dimenticavo che c’è una signora in sala”… ecco, queste sono cose assurde. Quello che conta di una persona è il suo valore, non il genere. Detto questo sono contenta che la Gama sia stata eletta: saprà farsi valere».
Sonja Sirk, da anni nel consiglio direttivo del Vesna, uno dei volti più conosciuti del Carso, è fiduciosa: «La nomina di Sara e l’arbitraggio della Frappart sono avvenimenti considerati eccezionali, invece che normali, il che fa capire che la strada è ancora lunga. Al tempo stesso però noto che ora le donne, che sono presenti da sempre nel calcio come colonne portanti dietro le quinte, stanno uscendo alla ribalta. È risaputo che nei momenti di crisi gli uomini vadano in difficoltà e a prevalere sia invece la forza femminile: questo vale nella società e quindi anche nel calcio. Le donne hanno quindi tutto il diritto di comandare, come già fanno gli uomini». Molti al Costalunga la chiamano “la presidentessa”. Annamaria Bracco, segretaria dei gialloneri, è anche uno dei volti più carismatici del calcio regionale: «Quanto accaduto in questi giorni è un bel primo passo. Gama e Frappart possono essere davvero le portabandiere di un modo diverso di concepire i ruoli nel calcio. Sono convinta che d’ora in poi sarà sempre più frequente vedere le donne nei ruoli di potere nel mondo del pallone».
Da qualche anno alla vicepresidenza del Chiarbola Ponziana, Veronica Manosperti. si è avvicinata al calcio grazie al fratello, prima di diventare dirigente e segretaria del Trieste Calcio. La giovane numero 2 dei biancocelesti ha le idee chiare: «Gama e Frappart testimoniano come nell’universo calcistico, da sempre di marca maschile, possano farsi valere delle figure femminili competenti. La strada è ancora lunga, però spero che queste donne siano da esempio per tante altre di noi». Anche al Domio la vicepresidenza è occupata da una donna. Michela Ravalico, entrata in questo mondo come mamma di due giocatori biancoverdi, ha guardato in tv la prova dell’arbitro Frappart: «Ha fatto una bellissima figura poiché è stata pressoché impeccabile. D’altronde se conosci le regole del calcio, poco cambia che tu sia un maschio o una donna. Per quanto concerne la nostra Sara Gama è chiaro come abbia vinto la meritocrazia. Siamo solamente all’inizio? Secondo me sì. Le donne possono esistere in un ambiente maschile come il calcio. Visto che ci sono – conglude Ravalico – lancio una sfida: vorrei vedere un allenatore donna sulla panchina di una prima squadra di Dilettanti. Farebbe molta fatica ad essere riconosciuta? Sì. Ma se fosse preparata potrebbe testimoniare come le donne, oltre che per la loro capacità organizzativa, possono essere invidiate anche per le proprie competenze tecniche. Pure nel calcio».
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