Gallinari: «Italbasket buona squadra, ma ancora tanto da fare»

L’ala azzurra a Trieste: «La difesa va migliorata». Poi amplia l’orizzonte all’intero sistema: «Qui non c’è business, i presidenti pensino a favorire il nostro movimento»
Foto Bruni 19.08.15 Basket Nazionale:allenamento--Gallinari
Foto Bruni 19.08.15 Basket Nazionale:allenamento--Gallinari

TRIESTE Giovedì la Nazionale italiana di basket svolge l’ultimo allenamento al PalaRubini prima di trasferirsi a Portorose, dove resterà alloggiata fino a domenica essendo impegnata nell’Adecco Cup a Capodistria per tutto il weekend. Mercoledì gli aurri hanno sostenuto un’altra seduta abbastanza intensa proprio in preparazione del quadrangolare con Finlandia, Ucraina e Slovenia. Non ha partecipato all’allenamento Pascolo, rimasto in borghese ad assistere dalla panchina, ancora alle prese con i postumi di un leggero acciacco; mentre per la seconda volta dall’arrivo a Trieste ha dovuto fermarsi in anticipo Luca Vitali: due settimane si trattò di una leggera noia muscolare e lo costrinse a qualche giorno di riposo, mercoledì in una fase di gioco è stato interessato il ginocchio sinistro, sul quale è stata applicata una borsa di ghiaccio.

La parola ora alla star Nba dell'Italbasket.

Danilo Gallinari, anche se mancava da 3 anni in Nazionale, a Tbilisi lei è sembrato già “dentro” il gioco azzurro. Ricordava ancora tutto a memoria?

Abbiamo avuto dieci giorni di preparazione prima di Tbilisi, qualcosa avevo ripassato. È andata bene, però conta fino a un certo punto: dobbiamo cercare di migliorare perchè conterà dal 5 settembre in poi essere veramente a posto.

Però in Georgia avevate di fronte altre tre squadre che faranno l’Europeo come voi e avete rifilato ventelli a tutte.

Ma ha ragione il coach, siamo ancora indietro. Le squadre affrontate non sono fra le più forti del lotto. Dobbiamo misurarci con avversarie più forti per capire e migliorare. Già a Capodistria ci saranno formazioni di livello più alto rispetto a Tbilisi, sarà un altro bel test.

Quindi a Capodistria quale dovrà essere il prossimo step nella vostra evoluzione?

Dovremo vedere dei miglioramenti rispetto a Tbilisi. L’importante è che quando guardiamo i video delle partite e parliamo di quel che abbiamo fatto in campo notiamo dei miglioramenti.

Trieste, l’incontro ravvicinato fra gli Azzurri e i... nipotini FOTO e VIDEO
Anche i selfie con i propri beniamini (foto Bruni)

Isolando le varie situazioni, su quale pensa dovete focalizzare maggiormente il vostro impegno per arrivare al top?

Sicuramente sulla chimica di squadra, soprattutto in difesa. Penso che in attacco abbiamo tanto talento e quindi tante soluzioni, in difesa invece dobbiamo migliorare molto.

Recentemente lei ha sostenuto che è giusto non essere considerati favoriti per il titolo perchè ci sono altre squadre più forti. Quali realisticamente sono le squadre che lei teme nel prossimo Europeo?

Secondo me sono tutte da temere. Francia, Spagna, Serbia, Turchia, Grecia, Lituania... Adesso non le ricordo neanche tutte, però sicuramente queste sono molto forti. Basta guardare il nostro girone, ci sono secondo me tre delle squadre più forti dell’Europeo. Quindi già a Berlino si possono fare un bel po’ di scommesse su chi passerà il turno.

Quali potranno essere le quattro semifinaliste, non considerando l’Italia?

Francia, Spagna, Serbia e Lituania.

Recentemente lei ha detto che in Italia i giocatori buoni di basket ci sono, è il sistema che non funziona. Secondo lei cosa andrebbe cambiato?

Le regole, innanzitutto: non vanno bene. E poi l’idea di business che c’è non va bene, perchè in Italia sicuramente non c’è il business nella pallacanestro. Non funziona sicuramente come in America, dove le squadre sono tutte in attivo. I sistemi che ci sono dietro la costruzione delle squadre non vanno bene, il sistema di composizione dei campionati non va bene. Entrare nel particolare è lungo e complesso, ma di certo ci sono regole che non funzionano. All’interno di questo discorso le regole che riguardano i giocatori italiani secondo me non vanno, perchè è giusto che in Italia, se bisogna dare dei vantaggi, vanno dati agli italiani e non a qualcun altro.

Questo è un tema che sta molto a cuore anche al presidente Petrucci, che ci sta insistendo da quando è tornato alla Fip. Però alla fine ha le mani legate dalle regole comunitarie sulla libera circolazione dei lavoratori e la Ue è molto intransigente, al riguardo...

Ma infatti il problema non sta in questo punto, va benissimo che tutta la normativa nata dopo la Legge Bosman abbia favorito la globalizzazione del mercato. Sta ai presidenti delle società mettersi d’accordo e trovare soluzioni diverse. Se devono prendere un giocatore non devono pensare necessariamente a un americano. Perchè non è assolutamente vero che costi meno. I presidenti devono mettersi in testa che le loro scelte devono aiutare il movimento italiano e i giocatori italiani.

Magari questa Nazionale, con qualità e risultati, può dare una spinta al cambiamento, dimostrando che gli italiani valgono eccome...

Sì, speriamo. In passato, però, i risultati non sono mai serviti per convincere i presidenti. I risultati servono per noi, per il movimento, magari per i giovani, per i tifosi, ma sicuramente non per cambiare la testa ai presidenti.

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