Furio e Gabriele, emozioni che premiano un sogno

I fratelli dedicano in coro la vittoria ai genitori: «Ci hanno insegnato a vivere la vela» «Questa vittoria vale più delle altre: regala sensazioni uniche e un prestigio enorme»

TRIESTE. Hanno riempito con i loro nomi le cronache internazionali della vela regatando e vincendo in mezzo mondo ma l’uno, Furio, aveva vinto una Barcolana sola, nel 2005, con Skandia, mentre l’altro, Gabriele, incredibile ma vero, era ancora a digiuno. Ora che la Coppa d’Autunno l’hanno vinta assieme su Alfa Romeo, i fratelli Benussi si abbracciano tra loro e abbracciano chiunque capiti a tiro, alzano le braccia al cielo, piangono, di gioia e di commozione. Con una dedica speciale: «Ai nostri genitori, che ci hanno insegnato a vivere la vela nel modo giusto».

«Ho vinto anche dei campionati mondiali ma questa mia prima Barcolana è un’emozione enorme, una gioia unica: non avete idea di quante decine e decine e decine di messaggi sto ricevendo, non mi era mai capitato. E’ incredibile cosa significa vincere questa regata» confida Gabriele. E Furio aggiunge: «Vincere la Barcolana ti regala un prestigio grandissimo, a livello mondiale, molto più di un qualsiasi campionato: e poi qua vinci in mezzo alla gente, che è la tua gente, in mezzo alla città, che è la tua città. Quando vinci in mezzo al mare, invece, ci sei tu e i ...pesci».

Se poi la vittoria in Barcolana è una vittoria di famiglia, e di un rapporto tra fratelli ritrovato dopo troppe incomprensioni, tutto è ancora più bello. «Diciamo la verità - ammette Furio -: io e Gabriele siamo proprio due tipi cocciuti. Troppo cocciuti. E così ci siamo scontrati e siamo andati per troppo tempo ognuno per la sua strada. Esserci ritrovati in questa Barcolana è stato già un grande successo. Averla vinta assieme qualcosa di meraviglioso». E si abbracciano, i due fratelli, e magari ci scappa qualche lacrima. Ma sono lacrime bellissime. Svela anche un altro piccolo segreto molto famigliare, Furio: «Nel 2005, quando vinsi con record con Skandia, a bordo c’era anche mia moglie Elisa. In questa occasione l’ho voluta nuovamente a bordo con me. E abbiamo vinto, e abbiamo fatto il record sul nuovo percorso».

Come questa vittoria è arrivata lo svela invece Gabriele, che in barca era il tattico: «In partenza abbiamo trovato il punto per scattare assolutamente migliore e infatti per gran parte del primo lato siamo stati avanti. Sapevamo però che Maxi Jena su quel lato avrebbe dato il meglio di sè e così è avvenuto, tanto che ci ha superato. Per noi l’importante era non farci staccare e infatti in prima e seconda boa abbiamo girato praticamente attaccati alla barca slovena. Poi, nel lato lungo di bolina eravamo all’inizio affiancati a Maxi Jena e lì è stato bravo Furio a portare l’altra barca fuori linea: è stato così che abbiamo messo tra noi e loro un vantaggio incolmabile, è stato così che abbiamo vinto la Barcolana». «E il merito - dice Furio - è di tutto l’equipaggio, ragazzi eccezionali, da Matteo Stroppolo (che ha anche avuto un ruolo non da poco nel fare da mediatore tra me e mio fratello) a Jacopo Ciampalini, da Andrea Straniero e Giulio Giovanella ad Andrea Visentini e Nicholas Brezzi, un canottiere che ha da poco scoperto la vela ma che sembra un veterano per il talento che ha. E poi tutti gli altri, ma rischio in questo momento di non citarli tutti e mi dispiacerebbe». E allora eccoli, gli altri, dall’elenco ufficiale dell’equipaggio: Ettore Mazza, Alberto Bicci, Massimo Fiorito, Andrea Bussani, Massimo Signorelli, Luca Antonazzi e Alberto Rossi. Più i membri americani dell’equipaggio: «che hanno scoperto Trieste e la Barcolana e il prossimo anno vogliono già tornarci!».

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