Falconstar, vittorie costruite all’ombra del campanile
MONFALCONE Anche il quotidiano “La Provincia di Lecco”, il giornale che segue da vicino le vicende sportive della Gimar Lecco e della Gordon Olginate, le due squadre che sono uscite con la coda tra le gambe negli ultimi due match ospitati dalla Polifunzionale, ha reso merito alla Pontoni Falconstar, sia nel titolare l’articolo (“Monfalcone è tosta”) sia nell’analizzare le caratteristiche della formazione di coach Gigi Tomasi, lodata per il suo legame con il territorio, per l’essere stata costruita solamente con giocatori locali.
Le cinque vittorie nelle prime sei partite disputate in serie B con l’etichetta della neopromossa sono lì a premiare la scelta della società, per quanto neppure i dirigenti di via Baden Powell avrebbero scommesso alla vigilia del torneo sull’attuale posizione in classifica a fine ottobre.
I giocatori che compongono la rosa biancorossa sono tutti nati, e cresciuti cestisticamente, in un raggio di poche decine di chilometri, tra Fogliano Redipuglia, dove è nato Giulio Casagrande (residente ora a Gradisca) e Trieste, da dove arrivano Scutiero, Bonetta, Giustolisi, Candotto, Colli, Gobbato, Medizza e i fratelli Schina passando naturalmente da Monfalcone, dove è nato Davide Zambon, che ora ha casa a Begliano, e tutti i virgulti del vivaio, da Simone Cossaro, che tra i prodotti del settore giovanile Falconstar è quello che sta trovando più spazio in prima squadra, a Matteo Zuccolotto, Nicolò Soncin e Andrea Cestaro.
Storicamente la forza della Falconstar è sempre stata quella del gruppo, facilitato nel trovare l’amalgama ideale da un ambiente che, come è stato più volte ricordato, ha sempre saputo individuare il giusto mix tra l’approccio quasi familiare e la serietà nell’impegno quotidiano.
Quest’anno poi l’unità del gruppo biancorosso viene ulteriormente esaltata da due fattori. Il primo è che la squadra è perfettamente conscia di rappresentare la pallacanestro regionale in categoria (per non dire, e sarebbe più corretto, la pallacanestro della Venezia Giulia), pertanto quando va in campo c’è anche la componente dell’orgoglio campanilistico a spingerla. Il secondo risiede nelle caratteristiche strutturali di un campionato come la serie B nel quale la quasi totalità delle squadre è composta da professionisti, al contrario di una Falconstar che ha, e continuerà ad avere, giocatori che salteranno partite per motivi di lavoro.
È il capitano Luca Bonetta, che è tra l’altro uno di questi, lavorando nello staff di coach Dalmasson alla Pallacanestro Trieste come preparatore atletico, a inquadrare al meglio la situazione da questo punto di vista. «Ci sono squadre che cambiano 7/8 giocatori all’anno e quindi non può esserci attaccamento alla maglia – racconta Bonetta –: più professionismo significa anche più individualismo, o semplicemente più pressione che viene messa dalle società che investono tanti soldi per ottenere un risultato sportivo. Da noi tutto questo non esiste, siamo un gruppo formato sostanzialmente da amici che giocano per un’unica ambizione, quella di vincere la partita. Nessuno qui gioca per mettersi in mostra come singolo per poi andare a monetizzare l’anno dopo, né per andare a giocare in una squadra che lotta per vincere il campionato». —
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