Espulso per un “Dio Santo”. La corte: non è una bestemmia
TRIESTE. È successo su un campo del Friuli ma poteva succedere a San Luigi come a Borgo San Sergio. Anzi succede più volte (anche se ciò viola i codici di educazione e anche il regolamento sportivo) che sui campi di calcio scappi qualche imprecazione verso l’Altissimo. Ma in Friuli è successo qualcosa di davvero anomalo nella storiografia calcistica. Nel corso del match tra Allievi Esperia-Cussignacco, giocata il 25 novembre scorso, l’arbitro espelle un giocatore del Cussignacco per una bestemmia. Nel corso della partita il fischietto era già stato abbastanza rigido nel punire un’infrazione che da sei anni viene (o dovrebbe) venire sanzionato in modo esemplare. Ma il ragazzo espulso a 15’ dal termine (come si legge nel referto) aveva reagito a un intervento falloso con un «Dio santo». Più un’invocazione che un’epressione blasfema. In passato anche tra i professionisti (in casa Triestina c’era stato quello del difensore Giuseppe Scurto) le società avevano fatto ricorso adducendo che i giocatori in causa non avevano bestemmiato ma solo imprecato (il famoso “porco z...”). Ma un’espulsione per un «Dio Santo» ben percepito dall’arbitro non si era ancora sentita. E infatti la società Cussignacco ha avuto ragione su sul suo ricorso alla corte sportiva di appello della Figc. In sostanza la commissione giudicante ha ritenuto che il direttore di gara non si sia reso conto che “Dio santo” non è una bestemmia. Le conseguenze? Quella normale in caso di errore tecnico da parte del direttore di gara: la partita (il Cussignacco danneggiato aveva perso 1-0) va rigiocata.
Resa giustizia alla parte lesa va detto che i fischietti nei settori giovanili sono, come chi va in campo, molto giovani e quindi con scarsa esperienza. Ma anche chi li prepara dovrebbe trasmettere un po’ di buon senso, oltre alla tradizionale disciplina ferrea e rigidità che si vedono spesso nei campetti di periferia e di paese. Le bestemmie e le imprecazioni vanno sanzionate ma specie nel calcio ci sono sempre state e sempre ci saranno.
E al di là del caso specifico che non “costituisce reato”, se i direttori di gara non facessero finta di non sentire (almeno la prima volta) si rischierebbe di vedere squadre “mutilate”.
In campo (non magari tra i ragazzini) più volte succede di molto peggio. Sarebbe meglio concentrarsi soprattutto su quello. (ci.es.)
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