E il “mitico” Ferrini da oltre due anni è chiuso e abbandonato

TRIESTE. È dall’agosto 2014 che al “Ferrini” - inaugurato nel luglio del 1996 - non si può più giocare ufficialmente per la mancata omologazione del tappeto sintetico. Poco dopo, il Ponziana si...

TRIESTE. È dall’agosto 2014 che al “Ferrini” - inaugurato nel luglio del 1996 - non si può più giocare ufficialmente per la mancata omologazione del tappeto sintetico.

Poco dopo, il Ponziana si ritirò dal campionato - adducendone la ragione alla mancanza del campo e di risorse - e mise la parola fine alla sua storia centenaria, forse fu la causa scatenante, ma pendente c’era anche un accertamento dell'Agenzia delle Entrate - con sanzioni, sembra, a sei zeri - che rendeva improponibile il salvataggio della società, visto che chi fosse subentrato avrebbe dovuto accollarsi il debito.

Debito, per la cronaca, che - trasferitosi all'estero il presidente - l'Agenzia delle Entrate ha preteso venisse onorato dagli altri componenti del direttivo ponzianino. Da allora, totale, colpevole abbandono della struttura.

L'Amministrazione Comunale allora in carica, prima si trincerò dietro la necessità del ricorso legale per riottenere le chiavi dell'impianto, poi, una volta riavutane la disponibilità, rimandando ogni azione all’elaborazione del bando per la nuova concessione.

Risultato, degrado assoluto, che continua inesorabilmente, tanto che chi mai otterrà la nuova concessione - visto che non sembrano disponibili soldi pubblici - per rimettere a norma l’impianto, dovrà mettere in preventivo una spesa che si aggirerà attorno al milione di euro.

Due anni fa, quando i presupposti della concessione al Ponziana caddero per il ritiro della squadra dai campionati, il Comune avrebbe potuto assumersi la gestione del campo - come per altri impianti - salvaguardando il bene ed utilizzandolo magari solo per gli allenamenti delle vari squadre cittadine che ne avevano più bisogno, in attesa della nuova concessione dell’impianto di Chiarbola.

Indietro non si può tornare ma spiace pensare che ci sono almeno due personaggi che continueranno a rivoltarsi nella tomba.

Giorgio Ferrini, cui l’impianto è intitolato, che ha visto la scomparsa della società da cui era partito per la splendida carriera e del grandissimo presidente Francesco Zagaria che per vent’anni aveva lottato per la costruzione di quel campo. (g.b.)

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