Donati: «Il doping facile uccide lo sport»
Il tecnico a Trieste per un convegno di Federcanottaggio lancia l’allarme anche sulle metodologie di allenamento: «I bambini vanno lasciati giocare, senza specializzazioni rigide»
Former Olympic race walking gold medalist Alex Schwazer (L) with World Anti-Doping Agency consultant and coach Sandro Donati during a a press conference in Roma, 01 April 2015. Alex Schwazer announced his new partnership with coach Sandro Donati to return to racing. ANSA / ETTORE FERRARI
TRIESTE. Il doping è stato il protagonista del convegno “Lotta al doping per uno sport pulito” organizzato dalla Federcanottaggio del Friuli Venezia Giulia e dall’Ussi.
Ad assistere, una platea variegata, composta oltre che da atleti, tecnici e dirigenti di varie discipline sportive, medici e fisioterapisti interessati all'argomento ed ai relatori, in primis Alessandro Donati, maestro dello sport, tecnico di atletica leggera, noto soprattutto per le sue battaglie contro il doping nell'atletica, nel calcio e nel ciclismo, autore di diverse importanti pubblicazioni sulla materia, a capo del Settore Ricerca e Sperimentazione del Coni ed allenatore per due anni del marciatore Alex Schwazer nel ritorno post-squalifica, periodo terminato poi con un'ulteriore squalifica.
Un grido d’allarme è stato lanciato dalla dottoressa Sara Moneghini, farmacista, che ha messo il dito sulla piaga dell'approvigionamento di sostanze troppo facile soprattutto online, con i rischi sulla sicurezza ed efficacia su prodotti acquistati in Rete ed i possibili effetti negativi non solo sulla performance ma soprattutto sulla salute.
Il professor Sandro Donati a viso aperto ha raccontato, partendo dalla propria esperienza, la sua personale battaglia contro il doping, partendo da quelle che sono anche attualmente le teorie e metodologie dell'allenamento, puntando il dito contro la specializzazione precoce madre dell'abbandono precoce. «Un bambino a 6/7 anni spontaneamente non si sognerebbe mai di fare per tanto tempo sempre la stessa cosa, senza nessuna possibilità di variare la sua attività».
Donati ha ricordato come furono i Paesi dell'Est Europa ad iniziare il reclutamento sportivo in età sempre più giovane, seguito da un allenamento quotidiano ed esasperato con alla fine del tunnel, in assenza di margini di miglioramento, l'uso di sostanze dopanti.
Donati ha passato poi in rassegna le pratiche dell'antidoping, che oggi lasciano comunque diverse finestre aperte, come i pochi controlli a sorpresa, o l'esenzione terapeutica che permette ad atleti sani di essere invece in possesso di una o più patologie, e con questa “scappatoia” poter assumere sostanze delle quali non avrebbero bisogno.
«Il doping uccide lo spettacolo - è la constatazione di uno dei più celebri Maestri dello Sport italiani - Pensiamo ad esempio al ciclismo: sono necessarie delle tappe durissime per creare una marcata selezione tra i concorrenti».
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