De Falco: «Serie C, è l’ora di cambiare L’Unione ai play-off avrebbe sfondato»
TRIESTE Pochi giorni fa ha idealmente festeggiato i 37 anni dalla magica promozione del 1983, quella del suo record con 25 go. Ma il filo che unisce Totò De Falco all’Unione è continuato negli anni, e la sua esperienza da uomo di calcio è perfetta per analizzare l’attuale momento della serie C e anche della squadra alabardata.
De Falco, che ne pensa delle decisioni che sta prendendo la serie C?
Come sempre succede, finché le decisioni andavano bene a tutti c’è stato il vogliamoci bene, ma quando si è trattato di decidere della quarta promossa, ognuno ha tirato l’acqua al suo mulino, come del resto sarà sempre nel calcio.
Come la risolverebbe questa querelle?
Qualsiasi decisione venga presa, ci saranno gli scontenti. Io guarderei più a un criterio simile al ripescaggio, un mix tra meriti sportivi, storia, stadio, società e soprattutto risorse. In ogni caso, non sarebbe comunque uno scandalo se poi fosse promosso il Carpi. Il problema è che le società non dovrebbero perdere tempo su questo.
In che senso?
Adesso, piuttosto che litigare sulla quarta promossa, bisognerebbe essere tutti d’accordo nel mettere mano alle riforme. Il calcio non può più andare avanti cosi. Ora è venuta la pandemia, ma la crisi è in atto da tempo. Andiamo incontro a momenti difficili per tutti, chi comanda dovrebbe decidere di voltare pagina.
In che modo?
Il dato è semplice: ci sono troppe squadre professionistiche. Non credo faranno mai cose tipo la C d’Elite o i due gironi di B, ma l’unica ricetta è quella di ridurre le squadre. Chi non può fare la serie C, faccia altri campionati. Anche la Triestina prima che arrivasse questa società è stata costretta fra i dilettanti. Questa categoria la faccia chi può e ha le risorse. E ci sono società virtuose anche fra le piccole. Si creerebbe così un campionato più vendibile per le tv. Ora è solo un bagno di sangue, solo un tirar fuori soldi con entrate scarse.
Tornando alla situazione odierna, varie società vorrebbero provarci con i play-off: che ne pensa?
Ma quante squadre potrebbero accedere? In tanti avrebbero comunque da ridire. E poi dopo tanto tempo fermi, i calciatori dovrebbero fare tante partite in poche settimane? Mi sembra assurdo. Anche per me le cose vanno decise sul campo, pero è successo un fatto globale simile a una guerra e non credo si possa parlare di ripresa. Certo, la serie A va tutelata perché mantiene tutti gli sport. E se si può, bisognerebbe farle concludere la stagione. Forse potrebbe farcela anche la B, ma dalla C in giù avrebbero già dovuto chiudere tutto.
Veniamo al calcio giocato: che effetto fa aver avuto ragione a pronosticare a inizio stagione che la Triestina avrebbe potuto avere qualche problema?
Ma non è che sono un indovino, è che 40 anni di calcio insegnano come vanno le cose. In effetti a inizio stagione avevo detto quali potevano essere i problemi: troppi galli nel pollaio, una gestione difficile se le cose non fossero iniziate bene, il peso di venire da una grande delusione. Era evidente che tutto questo si sarebbe pagato. Ma poi va dato atto a Milanese di aver fatto un mercato di gennaio strepitoso, portando giocatori che avrebbero fatto la differenza.
La Triestina di gennaio avrebbe potuto puntare in alto?
Sì, dopo il mercato la Triestina avrebbe potuto giocarsela fino in fondo. Su Sarno non avevo dubbi che sarebbe stato il giocatore ideale per la Triestina, di quelli che infiammano la piazza e adatto al 4-3-3. E poi anche anche Lodi è stato un grande arrivo. Per me la Triestina sarebbe stata la candidata perfetta ai play-off, peccato sia arrivato lo stop. Ma su questa base si può costruire davvero qualcosa di importante. Come dopo la stagione 1981/82, quando furono tenuti i giocatori importanti e ci furono 4-5 ottimi innesti. E poi arrivò il campionato della promozione. —
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