Costantini: «In Lega c’è troppo tatticismo, serve una riforma a tutela di chi lavora»

L’ex alabardato ha interrotto il rapporto con la Liventina «La terza serie non ce la fa. L’Unione può puntare in alto»
L’ex giocatore e tecnico della Triestina Maurizio Costantini
L’ex giocatore e tecnico della Triestina Maurizio Costantini

TRIESTE. Da giocatore ha fatto la storia della Triestina e poi ha avuto anche due esperienze da allenatore sulla panchina dell’Unione. Ma oltre a essere uno di quelli con l’alabarda stampata sul cuore, Maurizio Costantini, che da qualche giorno ha interrotto il suo rapporto con la Liventina (era il diesse), è anche un grande conoscitore della serie C. Per questo il suo parere sull’attuale momento è sicuramente autorevole.

Costantini, cosa ne pensa delle decisioni che sta prendendo la Lega Pro?

«Ho un’impressione molto negativa, come su quello che sta avvenendo nel nostro paese in molti settori: è sempre un rimandare, dire qualcosa per poi vederne le reazioni. Si dice un giorno una cosa e quello dopo il contrario. Questo non aiuta a rasserenare, anzi alza il livello di tensione. Il fatto è che qualsiasi decisione scontenta qualcuno, ma chi è al comando deve prendere decisioni pur consapevole delle reazioni, perché accontentare tutti è impossibile».

Sulla querelle della quarta promossa che ne pensa?

«Il fatto è che una soluzione ideale non esiste: c’è una soluzione che viene presa ed è quella, anche se non piace. E poi se si possono giocare i play-off, perché non allora il campionato? Per un anno si poteva pensare a tre sole promozioni, ma è ovvio che con il salto in B per una squadra cambia tutto sul piano economico».

Quale riforma potrebbe rendere sostenibile la serie C?

«La prima cosa sarebbe una defiscalizzazione importante, perché cosi com’è strutturata fiscalmente, non avendo grandi introiti, la serie C non ce la può fare. Ricordo anche come tutte le riforme hanno delle conseguenze: in C ci sono 60 squadre e oltre un migliaio di calciatori sotto contratto. Se molti li fai diventare dilettanti, come sento ipotizzare, quei contratti non hanno più valore, per cui le riforme non puoi farle oggi per domani».

E quindi non si può stravolgere tutto?

«Ovvio che qualcosa va fatto, ma bisogna organizzare le riforme partendo dalle normative in corso. I contratti vanno rispettati, non puoi cambiarli da un giorno all’altro. Così fra l’altro crei nuovi disoccupati. Ricordo che attorno alle società lavorano tante persone che hanno normali stipendi, se il calcio si ferma c’è altra disoccupazione».

Parlando di calcio giocato, che impressione ha avuto della stagione della Triestina?

«Dopo un campionato come quello dello scorso anno, dove avrebbe meritato di essere promossa, si pensava in effetti a una stagione di altro tipo. Ma anche il campionato era diverso, c’erano parecchie squadre in più molto attrezzate. Inoltre c’era già la sensazione lo scorso anno che la squadra non era abilissima nella gestione di certe partite».

Quindi bisognava già cambiare qualcosa?

«Per esperienza personale, confermare tanti giocatori dopo una stagione non vinta è sempre problematico. Quindi è stata un’annata travagliata, ma la società da anni sta facendo davvero cose egregie. Anche a gennaio aveva ricostruito bene e le cose stavano andando a posto prima dello stop. E in ogni caso ci sono forze e risorse per puntare in alto».

Come mai è finito il suo rapporto con la Liventina?

«Perché hanno avuto un atteggiamento non buono nella situazione che si è creata in questo periodo. Mi è dispiaciuto, è una bella società, si stava facendo un bel lavoro anche col settore giovanile, ma al di là delle difficoltà che ci sono per loro e per tutti, le forme in cui le cose vengono fatte e dette non devono mai venir meno. Non mi è piaciuta questa cosa, sarebbe stato complicato continuare e restare a fare il parafulmine non mi andava».

È in programma forse una nuova avventura a San Donà?

«Sto valutando varie opportunità, San Donà è una delle opzioni, soprattutto se entra qualcuno di importante che conosco da una vita».

A proposito di dilettanti, come se la cava questo mondo in questa emergenza?

«Mi dà fastidio il fatto che se la serie C ci ha messo due mesi per dire stop, i dilettanti che stanno peggio ancora non si sono pronunciati. Capisco serie A e B che possono permettersi certe spese, ma le altre categorie no. E poi da presidente provinciale dell’Associazione allenatori, vorrei che a Trieste il mondo degli allenatori dei dilettanti possa migliorare».

In che senso?

«Noto poca volta di migliorarsi, in un ruolo che fra l’altro è importante per i ragazzi. Vorrei provare a convogliare dei giovani per smuovere la città, che si è ossidata e fatica a smuoversi su questo fronte. Se da l’anno prossimo entra l’obbligo per tutti di avere allenatori abilitati, spero che questa sia la molla per aggiornarsi e migliorarsi».
 

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