Coppa America, un triestino per Ainslie

Matteo Ledri sta lavorando al nuovo catamarano
Pictures of the Ben Ainslie Racing americas cup team out in action today on their new T1 foiling catamaran Credit: Mark Lloyd/Lloyd Images
Pictures of the Ben Ainslie Racing americas cup team out in action today on their new T1 foiling catamaran Credit: Mark Lloyd/Lloyd Images

TRIESTE Si chiama Matteo Ledri, è triestino, e con molta umiltà e dedizione ha iniziato in sordina, con Artemis Racing: ha vissuto dagli uffici europei di Valencia le sorti del team di Coppa America, ma poi, pochi mesi fa, è stato chiamato da Sir Ben Ainslie. Come dire, alla corte di uno dei velisti che hanno vinto di più al mondo: quattro ori e un argento alle Olimpiadi (classe 1977, secondo in Laser ad Atlanta 1996 e poi quattro truonfi, uno in Laser e tre in Finn, fino a Londra 2012) e, soprattutto, l'ultima edizione della Coppa America al timone di BMW Oracle racing, dal quale si è staccato per "mettersi in proprio".
Matteo Ledri - classe 1979 - è l'ingegnere triestino che il vincitore della Coppa America ha scelto per le sue competenze in fluidodinamica. Arruolato dal team inglese per la prossima Coppa, sta lavorando allo studio della performance del catamarano da 62 piedi e al miglioramento del 45 piedi, che in queste settimane ha imparato a volare sui foil. Laureato a Trieste, a Ingegneria navale, Ledri ha un passato e un presente da velista, tante collaborazioni con team che chiedono massime performance alle loro imbarcazioni (la domanda, pressappoco, è: come facciamo a farla correre di più?), ha un'azienda in Area di ricerca e ora vive a Porthmuth, alla corte di Sir Ainslie, baronetto per i suoi risultati sportivi.
Di cosa si occupa per il team Ainslie?
Mi occupo di fluidodinamica computazionale, sia per la parte hydro, ossia scafo e appendici, che per la parte aero, quindi ala rigida, vele di prua e tutte le appendici aerodinamiche presenti nella struttura principale. In sostanza, lavoro assieme ai designer delle varie componenti del catamarano per determinare quale variante di progetto sia la migliore in termini di prestazioni aero-idrodinamiche.
La sua nuova casa è in Inghilterra, ma in realtà il suo lavoro ha radici a Trieste.
Sono socio in Plus, un'azienda insediata in Area di Ricerca a Basovizza. Si occupa di consulenze in ambito di fluidodinamica, ottimizzazione e sviluppo di alcune soluzioni software personalizzate per aziende. Abbiamo clienti in vari mercati, da quello automobilistico agli elettrodomestici. Mi occupo principalmente delle applicazioni navali/nautiche.
Ha mai lavorato a Trieste su barche da regata?
Certo, ho ottimizzato alcune imbarcazioni anche locali. Ho collaborato, attraverso la veleria North Sails anche con Esimit Europa: ho effettuato consulenze seguendo l'analisi delle prestazioni della barca dal 2011 al 2013, e calcolando la performance su alcune vele.
Tornando alla Coppa America: nella precedente edizione ha navigato per Artemis.
La Coppa America è sempre stato uno dei miei sogni fin da bambino, ho iniziato a collaborare con Artemis grazie ad alcuni contatti con cui avevo lavorato in precedenza. Inizialmente doveva essere solo un progetto breve ma poi sono rimasto fino alla fine. Ero principalmente legato al team di progettazione che faceva base a Valencia.
Come è arrivato il passaggio a Ben Ainslie racing?
Dopo la Coppa del 2013 mi sono fermato a Valencia, continuando a collaborare con Rodrigo Azcueta, con cui avevo lavorato presso Artemis. Ci siamo occupati di alcuni servizi di consulenza per l'ottimizzazione sia delle prestazioni di imbarcazioni da regata, che dei consumi per alcune navi da trasporto. C'era comunque il desiderio di partecipare a un'altra Coppa America e dopo alcuni contatti con un paio di potenziali team è arrivata la chiamata di Ben Ainslie Racing, ed era impossibile rifiutare. Mi sono trasferito in Inghilterra ad aprile. Ben è una persona estremamente determinata, con un grande spirito competitivo e la capacità di vedere subito gli aspetti chiave di una sfida. Oltre alle sue indiscusse capacità come velista è un gran motivatore.
Si è occupato in passato di ottimizzazione di barche per Orc e Irc: hanno ancora senso le regate con questi sistemi di compenso?
Da regatante di Tornado e 470 rimango un appassionato delle classi monotipo o a formula, soprattutto per regate di alto livello. Tuttavia ritengo che i sistemi di compenso negli ultimi anni siano migliorati molto, permettendo ad armatori di divertirsi e competere.
Ma in barca ci va ancora?
Diciamo che porto per i mari con orgoglio il guidone dello Yacht club Adriaco. Cerco di fare più regate possibile, compatibilmente con il lavoro. Principalmente barche d'altura, da navigatore. Ho vinto il campionato italiano Orc 2011 e 2012, l'europeo 2012 e sono arrivato terzo al mondiale 2012 e secondo nel 2013. Nel 2006 ero a bordo di Capricorno quando abbiamo vinto l'ARC da Las Palmas a Santa Lucia, con record di percorrenza.
Che barche vedremo alla prossima Coppa America?
Leggermente più piccole della precedenti (62 piedi invece di 72) ma l'aspetto sarà abbastanza simile. Ci saranno 8 persone di equipaggio. E ci sono regole che permetteranno un migliore controllo dell'imbarcazione quando naviga sui foil.
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