Claudio, l’interprete che aiuta i campioni a parlare l’italiano

di Micol Brusaferro
TRIESTE
E’ il traduttore dei calciatori, o meglio, considerando anche i tanti allenatori internazionali incontrati, il traduttore del “grande calcio”. Claudio Bisceglia, 34 anni, nato a Manfredonia, in provincia di Lecce, vive ormai da anni a Trieste. E’ traduttore ufficiale del sito della Uefa e viene spesso chiamato sia dalla nazionale sia dai grandi club, ultimo in ordine di tempo il ritiro con la Roma.
«Il primo lavoro è iniziato due settimane dopo la laurea, conseguita alla Scuola per Interpreti di Trieste– racconta Claudio – dove ho studiato inglese, olandese, spagnolo e portoghese. Inizialmente – ricorda – il primo impegno è stato con il sito della Uefa, cercavano un traduttore, esperto di calcio, e si sono rivolti a un docente della scuola, che ha pensato a me. Da lì è iniziata un’esperienza che tuttora continua».
Passa poco tempo e per Claudio arriva un’altra ghiotta opportunità. «Sempre grazie a una sorta di passaparola -ricorda – cercavano in fretta un traduttore di portoghese per un girone dell’Europa League. Non ci ho pensato due volte e il giorno seguente ero a Milano, impegnato nella partita tra Milan e Sporting Braga. Sono stati soddisfatti del mio lavoro e mi hanno chiesto una disponibilità maggiore, per i tanti giocatori ingaggiati ogni anno dal Sudamerica. Ma anche per la nazionale. Dopo qualche settimana ero già a Londra – racconta – per la partita degli azzurri con il Brasile». Dopo le prime esperienze “sul campo” Claudio comincia una lunga serie di impegni, soprattutto in occasione delle presentazioni di nuovi giocatori o nelle conferenze stampa che precedono e seguono partite internazionali, ma anche per insegnare l’Italiano ai nuovi arrivati nei club più prestigiosi. «Tra i giocatori che ho seguito c’è stato Coutinoo dell’Inter, Diego della Juventus e ancora una lunga serie di allenatori, Dunga, Benitez, Bento, Lippi, Prandelli, Ancelotti, Spalletti, gli italiani molto spesso per le televisioni straniere. L’ultimo impegno in ordine di tempo – spiega – è stato il ritiro con la Roma. Sono partito con la squadra, perché il nuovo allenatore Luis Enrique è spagnolo e ha portato con sé uno staff di cinque persone, in aggiunta a quattro calciatori acquistati, due spagnoli e due argentini. E’ stata un’esperienza unica – sottolinea – anche perché sono tifoso proprio della Roma. Ho seguito allenamenti, conferenze e incontri con la stampa oltre alle lezioni di italiano giornaliere». Per gli atleti appena sbarcati in Italia Claudio si rivela una persona indispensabile, il primo in grado di fornire un aiuto concreto, nella loro lingua, non solo a livello calcistico, ma anche per le cose più semplici. E le curiosità non mancano. «I giocatori stranieri molto giovani arrivano da un continente all’altro spesso senza sapere nulla, nemmeno il clima che troveranno, così è capitato di andare a prendere a dicembre in aeroporto a Milano un fuoriclasse sbarcato in bermuda o infradito – ricorda – o ancora un campione giovanissimo aveva difficoltà nel rapportarsi con la propria banca che aveva chiesto le modalità di “domiciliazione delle utenze”. Aveva fatto sorridere tutti dicendo “le bollette a casa mia le paga papà”. Questo per far capire che, pur avendo milioni di euro di ingaggio, spesso si trovano ad aver bisogno delle “dritte” più semplici, che nei primi mesi proprio un interprete riesce a dare». Unico rammarico «Nel mondo del calcio girano cifre da capogiro, purtroppo però – conclude – il mio lavoro non è pagato molto, nonostante alla spalle ci sia sempre, come in altri campi, una preparazione attenta e un impegno costante».
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