Che fenomeno Mari, 80 anni festeggiati in campo

Per festeggiare gli 80 anni, compiuti in questi giorni, ha indossato per l’ennesima volta i pattini e la maschera, ha impugnato la stecca e si è messo fra i pali, per difendere la porta degli “Evergreen hockey Trieste”, la formazione di veterani di cui fa parte.
Ma non bastava: per fare tutto questo ha scelto un palcoscenico internazionale, un torneo per veterani, in programma a Girona, in Spagna, cui hanno partecipato, fra gli altri, anche l’altra squadra locale, il “Tergeste over 50” e i pordenonesi dell’Old Blackne. Parliamo di Enzo Mari, monumento incrollabile dell’hockey su pista triestino, classe ’39, per il quale sembra proprio che il tempo non passi mai.
Nato sportivamente nella culla delle rotelle triestine, la pista del Ferroviario di viale Miramare, Mari non ha mai smesso di amare quel ruolo di portiere, così solitario e affascinante, la cui storia deve proprio a lui una svolta fondamentale. Fu Mari, negli anni ’60, a rendere più moderno lo stile del portiere di hockey, apportando alcune modifiche alla tecnica di base, proponendo cioè una parata più composta e precisa e un'impostazione più bassa e più chiusa, che obbligò tutti i suoi colleghi portieri a perfezionare l'attrezzatura protettiva. Fu lui infatti ad adottare per primo la maschera, che in seguito diventò obbligatoria. Un’innovazione che costrinse addirittura la Federazione internazionale ad ampliare le dimensioni della porta, per ripristinare la frequenza delle reti e migliorare così lo spettacolo.
Il suo palmares parla da solo: Enzo Mari è stato campione d'Italia con la Triestina negli anni 1962, ’63, ’64 e ’67. Dal 1964 ha fatto parte della Nazionale, collezionando ben 66 presenze. Nel 1964 ha fatto anche parte della squadra del «Resto del Mondo» in un incontro con la Spagna. Ha partecipato a 3 Mondiali (‘64 Barcellona, ’66 S.Paolo, ‘68 Lisbona) e 4 Europei. L’aneddoto che ricorda con più soddisfazione lo racconta così: «Nel ’79 la regola prevedeva che a 40 anni si dovesse smettere, perciò, essendo io alle soglie di tale età, preparai una festa in occasione di quella che doveva essere la mia ultima partita. Fu tutto bellissimo e l’allora presidente della Triestina, Bobolini, mi fece dono di uno straordinario trofeo. Qualche mese dopo la Federazione tolse il limite e tornai a giocare. Non ho più smesso».
Mari non è solo un grande campione dello sport, l’estro e la fantasia utilizzati fra i pali gli sono stati compagni di vita nella professione di insegnante di Educazione artistica, oggi emerito, formatosi all’Istituto d’Arte di Trieste, sotto la guida di Riccardo Bastianutto, Ugo Carà e Dino Predonzani. Mari è sempre riuscito a coltivare proficui rapporti con alcuni artisti in campo nazionale ed estero, legati dalla solidità dell’amicizia e dalla comunanza di una profonda motivazione ideale e culturale. Ha partecipato alla decorazione artistica dello stadio “Rocco” e ha allestito mostre in Argentina, Austria, Germania, Portogallo, Russia, Slovenia e Usa. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo