Capitan Visintin: «Dopo tante stagioni non può finire così. Voglio giocare ancora»

Le confessioni del giocatore simbolo della Pallamano Trieste Alabarda con una vita passata sul parquet 
Silvano Trieste 16/09/2017 Pallamano Trieste - Bressanone
Silvano Trieste 16/09/2017 Pallamano Trieste - Bressanone

L’intervista

Una vita spesa al servizio della pallamano Trieste, una carriera trascorsa con la maglia biancorossa cucita addosso. Marco Visintin, capitano dell'Alabarda, riavvolge il nastro dei ricordi ripercorrendo gli oltre vent'anni che hanno scandito un percorso ricco di soddisfazioni.

La squadra più forte nella quale hai giocato?

«La squadra dei primi anni duemila con i pilastri della pallamano Italiana come Tarafino, Fusina, Pastorelli, Mestriner, Guerrazzi, Marco Lo Duca. Una squadra unica. Con giocatori così il livello di concentrazione ad allenamento era altissimo».

Il compagno di squadra più forte che hai avuto?

«Senza fare un torto a nessuno sono rimasto sempre impressionato da Dusan Novokmet. Un talento incredibile, con grandissima tecnica e visione di gioco»

Il compagno di squadra che ti ha fatto pensare... questo è meglio che cambi sport?

«Domanda scomoda: sono io. Specialmente all’inizio mi chiedevo spesso se fosse il caso di cambiare sport. La risposta per fortuna è stata sempre no».

L'allenatore a cui, in tutti questi anni, hai voluto più bene?

«La lista è bella lunga. Schina, primo allenatore, mi ha fatto innamorare di questo sport. Bozzola lo ha reso divertente e pazzo, Sivini mi ha fatto conoscere la pallamano da un punto di vista tecnico e tattico, Oveglia mi ha fatto capire che con il cuore si può superare qualsiasi difficoltà. Come allenatore straniero direi Fredi Radojkovic, gli allenamenti non erano mai uguali ed è riuscito a creare un gruppo fantastico».

L'avversario più difficile da marcare?

«Tarafino, un giocatore molto intelligente che non dava punti di riferimento».

L'avversario in assoluto più forte contro cui hai giocato?

«Olaffur Steffanson, terzino destro dell’Islanda e vera leggenda della pallamano. La sua bravura e tranquillità era disarmante».

Un avversario che non sopportavi incontrare?

«Più di uno. In particolare quelli piccoli e veloci, penso siano i responsabili del mio mal di schiena».

Le persone della società a cui sei più legato?

«Il professor Lo Duca in quanto lui è la pallamano Trieste, Oveglia cuore e anima della società e il professor Paoli con cui ho lavorato benissimo. Con un po’ di romanticismo aggiungo Carpanese. Abbiamo iniziato insieme e siamo ancora qui…» .

Una classifica delle tre partite che hanno segnato la tua carriera e che consideri più importanti?

«Finale scudetto vinta in casa contro Prato. La gioia della vittoria è stata incredibile. Finale scudetto persa in casa contro Merano. Una sconfitta che mi ha insegnato tanto e che mi ha aiutato a crescere come persona. Gara di andata di semifinale di coppa europea a Trieste contro gli svedesi dello Skovde. Probabilmente la mia miglior partita. Mi ha dato consapevolezza delle mie capacità».

Tanti anni di carriera... qualche rimpianto?

«Nessun rimpianto. La pallamano mi ha dato tanto: amicizie, gioie, dolori. Mi sono sempre divertito e continuo a farlo».

Cosa c'è nel futuro di Marco Visintin?

«Mi piacerebbe giocare ancora un anno, finire così la carriera per colpa del Coronavirus mi lascerebbe un senso di fastidio e incompletezza. Devo però prima fare un discorso serio con il mio fisico e vedere che ne pensa. Poi si vedrà!»

Lorenzo Gatto



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