Calcio giovanile: Fulvio Franca, altro tecnico licenziato da mamme e papà

TRIESTE. Essere licenziati da mamme e papà è oramai diventata una moda. Dopo Marino Lombardo, esonerato dalla guida degli Allievi regionali dell’Unione Fincantieri Monfalcone, ora è toccato ad un’altra vecchia conoscenza del calcio triestino: Fulvio Franca. L’ex attaccante alabardato sino a domenica scorsa siedeva sulla panchina degli Allievi sperimentali del Trieste Calcio, lo storico sodalizio del rione di Borgo San Sergio. Poi, come il più imprevedibile dei fulmini a ciel sereno, la chiamata del patron Nicola de Bosichi. «Il presidente mi ha contattato riferendomi di aver ricevuto una lettera da parte dei genitori che sostenevano di non volermi più come allenatore dei loro figli», spiega un attonito e amareggiato Franca. Motivazione? «Nella missiva c’era scritto che non avevo saputo motivare a sufficienza i ragazzi», spiega ancora incredulo l’ex tecnico dei lupetti. La lettera-editto dei genitori pare non abbia fatto vacillare più di tanto de Bosichi. Anzi. «Lui ha preso le parti di mamme e papà (quante persone abbiano sottoscritto il documento non è noto, ndr) e quindi mi ha esonerato senza aggiungere altro», conferma Franca. Per ora il presidente del Trieste Calcio non ha voluto entrare nel merito della vicenda limitandosi a poche parole: «Confermo che Fulvio Franca è stato esonerato e che quindi non è più un allenatore della nostra società». Telegrafico a dir poco. L’episodio, che si registra poche settimane dopo il clamoroso addio di Marino Lombardo cacciato dai genitori dell’Ufm, è l’ennesima conferma di come i ruoli, anche all’interno del mondo sportivo giovanile, stiano mutando. «Siamo di fronte a delle società che sono vittime e ostaggi di mamme frustrate, una situazione secondo me assurda che rovina il calcio», stigmatizza senza peli sulla lingua Franca. Da un certo punto di vista i rapporti genitori-educatori all’interno delle società sportive da tempo hanno mutato il loro indirizzo originario, ricalcando il modello presente all’interno del mondo scolastico. Una volta, se un professore diceva che lo studente doveva applicarsi di più o ne stigmatizzava il comportamento, la mamma o il papà di turno rimproveravano il figlio ascoltando quindi il suggerimento che giungeva dall’insegnante. Oggi i ruoli si sono completamente invertiti: i genitori ascoltano i figli e poi rimproverano gli educatori. Un meccanismo che vale anche nello sport, soprattutto nel calcio, una disciplina che a causa degli interessi che gravitano a livello professionistico, è diventata una chimera meravigliosa da raggiungere a tutti i costi. E così il principio iniziale dello sport, il divertimento, seguito da un altro fattore preminente, la socializzazione, passano in terzo, quarto o quinto piano. «La società ha deciso di assecondare le richieste dei papà e delle mamme...», diceva Marino Lombardo pochi giorni fa dopo il suo esonero dall’Ufm. Forse, come tanti dirigenti, allenatori e presidenti dicono sotto voce, ci vorrebbe un bel Daspo, rivolto a tutti quei genitori che invece che godersi gli anni più belli dei loro figli mentre si divertono a praticare lo sport più bello del mondo, credono di avere tutti dei piccoli fenomeni in casa. Come diceva un vecchio allenatore oramai in pensione: «Chissà come sarebbe bello poter giocare una partita senza tutte quelle mamme che urlano per tutta la partita. I primi ad esserne felici? I loro figli in campo».
Riccardo Tosques
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