Calcio, chiesto rinvio a giudizio del portiere della Triestina Gegè Rossi per frode sportiva
Il giocatore della Triestina: «Non ho fatto nulla di male e ho già pagato duramente con un anno di squalifica

Il portiere della Triestina Generoso Rossi
NAPOLI
Era convinto che fosse una storia ormai chiusa. Un anno di squalifica era sembrato un conto sufficientemente salato al portiere Generoso Rossi, 27 anni, da due stagioni alla Triestina, per quella che aveva sempre definito come una leggerezza, un peccato di gioventù. Ma dopo la giustizia sportiva, anche quella ordinaria ha fatto il suo corso e il portiere alabardato è rimasto nuovamente impigliato in quel brutto affare di scommesse legate a partite di calcio di serie A (che avevano coinvolto anche il Siena dove all’epoca giocava il portiere) che aveva rischiato di compromettere la sua carriera.
A incastrarlo, secondo gli inquirenti, una serie di sms inviati a persone che manovravano le scommesse clandestine nel Napoletano. Per Rossi e altre otto persone (sei calciatori, un dirigente, un procuratore e un organizzatore) è stato chiesto il rinvio a giudizio dai pm di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il giocatore dopo l’allenamento è parso allibito e amareggiato. Non se l’aspettava. «Non ho fatto nulla di male e lo dimostrerò. E peraltro ho già pagato con un anno di squalifica». Quella conclusa ieri è la prima tranche dell'inchiesta dei pm di Napoli da cui è scaturito il nuovo filone che ha portato al coinvolgimento di numerosi dirigenti, arbitri, assistenti, designatori, nell'ambito del cosiddetto scandalo di «calciopoli». Gegè Rossi è comunque in buona compagnia.
I magistrati hanno chiesto di processare anche i calciatori Stefano Bettarini (Sampdoria)), Antonio Marasco (Modena), Salvatore Ambrosino (Grosseto e Catanzaro), Alberto Nocerino (Benevento) e Giovanni Califano (Chieti), il dirigente Pasquale Lo Giudice (Catanzaro), l'organizzatore di scommesse Luigi Saracino e Giovanni Prete, titolare della società Goal Promotion. I presunti illeciti segnalati dai magistrati di Napoli riguardano le partite Chievo-Siena del 21 marzo 2004, Modena-Sampdoria del 25 aprile 2004 e Chievo-Modena del 2 maggio 2004: incontri sui quali si è già pronunciata negli anni scorsi la giustizia sportiva. La posizione di altri indagati in questo filone dell'inchiesta sul calcio è stata archiviata durante i mesi scorsi. I presunti illeciti riguarderebbero, in particolare, un giro di scommesse - nel quale sono coinvolti tesserati (tra cui Rossi) - che avrebbe condizionato l'esito di partite di calcio di campionati di diverse categorie.
La richiesta dei pm è stata inoltrata all'ufficio gip del Tribunale di Napoli che nei prossimi giorni fisserà la data dell'udienza preliminare. Il giro di scommesse - effettuate sia attraverso punti Snai sia bookmakers esteri a cui ci si collega attraverso internet - venne alla luce nel corso di intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito di una inchiesta anticamorra concentrata soprattutto sulle attività di Giacomo Cavalcanti. In alcune conversazioni si faceva riferimento a scommesse su risultati «già scritti», secondo l'accusa, prima che le squadre scendessero in campo. A mano a mano che dalle indagini emergevano nuovi nomi, i pm Beatrice e Narducci estesero gli accertamenti, con intercettazioni o l'esame di tabulati, ad altre persone chiamate in causa, tra cui diversi calciatori. Vennero così alla luce presunti aggiustamenti di incontri. In una circostanza gli inquirenti intercettarono una telefonata nella quale due calciatori facevano riferimento a una serie di cinque risultati di campionati di serie A, B e C, tutti puntualmente verificatisi
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