Buffon: la politica ci usa come fumo negli occhi

FIRENZE Il calcio come fumo negli occhi. Sa un po’ di analisi post-sessantottina eppure a dirlo è uno dei simboli del gioco più amato, Gigi Buffon. Lo sciopero della serie A è passato, la paura di...
Il portiere della Nazionale, Gianluigi Buffon, durante la conferenza stampa nel centro tecnico di Coverciano (Firenze), oggi 29 agosto 2011. "Ho il sospetto che dietro tutta questa storia ci sia la volonta' di distrarre la gente dai problemi reali del paese. In Italia quando c'e' confusione politica, si creano quindici giorni di polverone attorno al calcio", ha detto il numero 1 della Juventus a proposito della proposta del mnistro Calderoli di raddoppiare il contributo di solidarieta' per i giocatori. ANSACARLO FERRARO
Il portiere della Nazionale, Gianluigi Buffon, durante la conferenza stampa nel centro tecnico di Coverciano (Firenze), oggi 29 agosto 2011. "Ho il sospetto che dietro tutta questa storia ci sia la volonta' di distrarre la gente dai problemi reali del paese. In Italia quando c'e' confusione politica, si creano quindici giorni di polverone attorno al calcio", ha detto il numero 1 della Juventus a proposito della proposta del mnistro Calderoli di raddoppiare il contributo di solidarieta' per i giocatori. ANSACARLO FERRARO

FIRENZE

Il calcio come fumo negli occhi. Sa un po’ di analisi post-sessantottina eppure a dirlo è uno dei simboli del gioco più amato, Gigi Buffon. Lo sciopero della serie A è passato, la paura di uno stop ad oltranza non ancora. Soprattutto, non sono rimarginate le ferite. «C’era l’intento di rinviare la prima giornata - è la dura accusa del capitano azzurro dal ritiro dell’Italia - Le interviste di certi politici mi hanno fatto pensare, il sospetto è che dietro ci sia una volontà. Quando emergono i veri problemi del Paese e la politica litiga sulle riforme, basta sollevare un polverone attorno al calcio e la gente si distrae: in Italia il nostro sport è più importante della politica, ed è una cosa grave».

Ne ha un po’ per tutti, Buffon. Dirigenti incapaci di gestire rose da 40 calciatori, compagni giovani e viziati, popolo credulone, mass media devianti. Ma la sua accusa mira - pur senza nominarlo - a un rivale di antica data, Roberto Calderoli. La coincidenza di posizioni tra Lega Nord e Lega di A, sostiene, fa pensare; perfino alla volontà di sostituire la rabbia contro una casta con un’altra, i giocatori appunto. Il ministro e il calciatore ingaggiarono un duello già alla vigilia del Mondiale: il primo chiese alla nazionale di rinunciare ai premi e ironizzò sulle prestazioni sudafricane, il secondo si indignò per la pubblicità gratuita e rispose con una clamorosa proposta, devolvere i soldi per un piazzamento alla celebrazione dei 150 anni di Italia unita.

Dodici mesi dopo, la sfida si ripete. Argomento, lo sciopero e l’emendamento della Lega (Nord, non quella di A) di raddoppiare la tassa di solidarietà ai calciatori. «Ecco, appunto, è proprio da certe dichiarazioni che mi è nato il sospetto. Siamo cittadini, non ci sottraiamo a nessun dovere fiscale. Ma sia chiaro: non siamo noi o la Figc, non è la Lega a dire quanto dobbiamo pagare. È lo Stato». Parla espressamente di «fumo negli occhi», Buffon. «I problemi dell’Italia sono altri. Poi arriva lo sciopero del calcio - anzi il rinvio di una giornata - e allora ecco che si addossano ai giocatori tante responsabilità, anche più di quante ne hanno».

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