Brema, 50 anni fa il volo che ci rubò Bruno Bianchi
TRIESTE Erano le ore 18.51 quando il cuore del nostro sport si fermò. Era la meglio gioventù del nuoto azzurro, un gruppo di cui andare orgogliosi e che avrebbe dovuto confermarsi al meeting di Brema.
Non è mai stato accertato cosa sia davvero accaduto quel maledetto 28 gennaio 1966. Ai familiari delle 46 vittime, tra cui sette campioni di nuoto, non è stato consegnato nemmeno un “perchè”. Un dolore acuito dalla sconcertante catena di episodi che precedettero la tragedia.
Non avrebbero dovuto trovarsi su quel dannato Convair Cv-440 della Lufthansa. Il ritrovo della comitiva azzurra era stato fissato a Milano. La nebbia, tuttavia, aveva paralizzato l’attività a Linate, bloccando i voli per la Germania. Serviva una soluzione alternativa per arrivare a Brema.
Venne presa in considerazione l’idea di viaggiare in treno ma gli azzurri mostrarono di non gradire l’ipotesi. I dirigenti federali riuscirono a garantire comunque, con un volo della Swissair, l’arrivo a Zurigo. Da lì, la comitiva avrebbe raggiunto in volo Francoforte e infine Brema. Nonostante condizioni meteo avverse, gli azzurri riuscono ad arrivare Francoforte ma fuori tempo massimo per salire sulla prima coincidenza possibile per Brema. Per 12 maledetti minuti. Dovettero attendere un altro aereo della Lufthansa. Quello fatale.
Un volo tormentato, con il Convair a sfidare le turbolenze. Pioggia, nebbia, visibilità minima. Il pilota avrebbe tentato la manovra di atterraggio, accorgendosi poi di rischiare di finire fuori pista. Il disperato tentativo di governare l’aereo, poi lo schianto. L’esplosione e le fiamme, a squarciare il buio. Nelle ore successive si cercò di dare una risposta alle cause dell’incidente. Invano. La mediocre illuminazione della pista. Un malore del pilota. Una manovra sbagliata. Un guasto meccanico. Qualcuno raccontò di aver visto, tra le lamerie della carcassa, che alla guida stava il copilota. Qualcun altro notò una tenaglia tra le mani.
Il tempo ha portato via con sè la verita. Sono rimasti solo il ricordo e le lacrime.
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