Alabardato del secolo, Gubellini a sorpresa verso il traguardo senza avversari

Seguono distanziati Totò De Falco e Nereo Rocco. Si può votare con un semplice clic fino a domenica 6 gennaio

Mirco Gubellini in testa con il 32% dei consensi, seguito da De Falco (20%) e Nereo Rocco (14%): questo l’esito parziale del sondaggio web del Piccolo sull’alabardato del secolo. Solo briciole per gli altri. Si può votare con un semplice clic fino a domenica.


Scaltro e rapido in area di rigore, giocatore sempre molto combattivo e addestrato a saltare l’uomo senza paura (una specie in via di estinzione), Mirco Gubellini, classe 1970, ha attraversato svariate tempeste con la maglia alabardata, ma si è goduto anche i momenti più belli. Lo dicono pure i freddi numeri: con la Triestina l’attaccante si è fatto due promozioni di fila e una terza l’ha sfiorata. Ha collezionato 200 presenze realizzando 59 gol. Non era uno dei favoriti del sondaggio lanciato del Piccolo sull’alabardato del secolo, ma un outsider di lusso. De Falco e Godeas sembravano in pole position con l’incognita dei vari campioni di inizio Novecento come Colaussi, Pasinati, Nereo Rocco e Memo Trevisan i quali sul piano tecnico non avevano avversari ma sono troppo lontani nel tempo soprattutto per le nuove generazioni. E così nel sondaggio è sbucato fuori dalla mischia il Gube, piazzando la sua classica zampata sotto porta proprio come era solito fare quando vestiva la maglia dell’Unione. Un calciatore di temperamento e dal grilletto facile pur essendo una seconda punta (inizialmente era un esterno di destra) che, cifre alla mano, mette tutti d’accordo. Un alto gradimento.

Gubellini, in effetti, rappresenta una sintesi efficace, una sorta di Bignami, della storia più recente dell’Unione, a cavallo tra vecchio e nuovo millennio. A Trieste non è mai stato una comparsa né quando è salito di categoria (la B sembrava stargli stretta ma per l’ennesima volta aveva smentito tutti) né quando il fisico ha cominciato a tradirlo. Ha sempre stretto i denti. Da anni ha reciso il cordone ombelicale che lo legava all’Unione, vive a Miami dopo aver fatto per lungo tempo l’istruttore e il coordinatore delle scuole calcio aperte in Florida dal Milan e da altri importanti club americani. Gli Stati Uniti, del resto, lo avevano sempre attratto. Nel 2002 aveva provato ad assaggiare il calcio americano con una breve parentesi con i Metro Stars, ma per uno che teneva famiglia sarebbe stato complicato trasferirsi e quindi era tornato all’ovile. A rinverdire le sue gesta, ci pensa adesso il suo rampollo Matteo (classe 2000), una punta centrale che ha già fatto proficue apparizioni nella Triestina di Massimo Pavanel, peraltro amico fraterno di Mirco dal 1994, quando era arrivato via Crevalcore grazie al diesse Carlo Osti. Un affarone. Prestato alla Spal nella stagione successiva in C1, nel ’97 era rientrato alla Triestina per rimanervi fino alla fine della carriera, nel 2004.

All’Alabarda, in sostanza, ha dedicato gli anni migliori della sua vita calcistica ed è stato ampiamente ripagato dall’affetto e dalla stima dei tifosi. Anche negli anni bui della C e delle contestazioni dei tifosi, quando l’Unione stentava a ingranare e veniva puntualmente castigata ai play-off, Gubellini era uno dei pochi giocatori a essere risparmiati dalle critiche. Di gol pesanti ne ha segnati a bizzeffe. Dalla C2 fino alla B, lui c’era sempre. C’era, eccome, nella finale play-off di C2 contro il Mestre dove all’andata al Rocco aveva lasciato la sua griffe con una doppietta (un mix di astuzia, opportunismo e classe); c’era nel mitico spareggio di Lucca dove Rossi lo gettò nella mischia nei supplementari per tentare di rimediare a una situazione disperata (sul 3-1 per la Lucchese e in inferiorità numerica). Il Gube non solo si procurò appena entrato il rigore trasformato poi da Manolo Gennari ma confezionò anche l’assist per il 3-3 di Ciullo. In serie B, pur essendo chiuso da Zanini e Baù, riuscì comunque a ritagliarsi i suoi spazi. Memorabile il suo gol con il Palermo al Rocco quando la partita sembrava inchiodata sull’1-1 con le due squadre stremate che da alcuni minuti avevano smesso di darsi battaglia in attesa del fischio finale. Rossi fa entrare il Gube, tutto smanioso invece di mettersi in mostra. Quando vede il portiere Sicignano fuori dall’area, quest’ultimo ormai sicuro che non sarebbero arrivati pericoli, lo beffa con una palombella da circa quaranta metri. La scena è comica con il portiere che cerca invano di rincorrere il pallone che lo ha appena scavalcato prima che finisca in porta. Sugli spalti è l’apoteosi per l’insperato 2-1, negli spogliatoi si scatena l’inferno. L’inferocito portiere siciliano va alla caccia di Gubellini con varie persone che tentano di fermarlo.

Viene giù anche una porta e il presidente rosanero Zamparini fino alla partita di ritorno (vinta 1-0 dal Palermo, non poteva andare altrimenti) si lamentò più volte in Lega con Amilcare Berti per lo “scippo” di Trieste. Il Gube ha rischiato di essere decisivo anche alla penultima giornata con l’Unione sul campo di Messina ancora in piena corsa per la serie A. Con una bella conclusione all’incrocio Mirco siglò la rete del 2-1 che spalancava le porte della promozione alla Triestina ma i padroni di casa che nutrivano rancori più o meno giustificati nei confronti della Triestina, sembravano essere posseduti dal diavolo, in special modo l’ex Zampagna che con i tifosi alabardati si era lasciato male. Lottarono come torelli fino alla fine e in extremis conquistarono il 2-2 su una incursione del cinghialetto deviata in porta da Parisi. Un gol che ha cambiato la storia della Triestina, ma non quella del Gube. —


 

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