Al traguardo al Rally di Montecarlo: «L’emozione più grande»

TRIESTE. «E meno male che non corri mai...». Sulla strada del ritorno a Trieste, quando si è affacciato alla Munaretto Sport, la scuderia di Schio che lo ha sostenuto nell’avventura del Montecarlo curando la Peugeot 208 con cui ha corso, l’hanno accolto così. Cristian Marsic non ha ancora scaricato tutta l’adrenalina accumulata partecipando alla prima tappa del Mondiale rally, al mitico “Monte”. Un’ottima prestazione cronometrica fino all’ultima speciale della prima giornata, quando è uscito di strada sul ghiaccio, riuscendo poi a rientrare in gara ma fortemente penalizzato nel crono. E alla fine, domenica, l’arrivo nel Principato, in place du Palais, coronamento di un sogno a lungo accarezzato e fiunalmente realizzato. Cristian Marsic e Daniela Festa, dopo quarant’anni un equipaggio triestino è tornato al Montecarlo. Portandolo a termine nell’edizione che passerà alla storia per la quarta vittoria consecutiva di Sebastien Ogier, questa volta in coppia con Julien Ingrassia con la Ford.
Cristian Marsic, quanto siete stanchi?
Stanchi, stanchissimi. Ma è una stanchezza positiva. Siamo assolutamenti contenti per come è andata. All’inizio stavamo anche andando molto bene in classifica con tempi vicini a quelli dei professionisti. Poi, quell’uscita all’ultima speciale della seconda giornata ha compromesso il nostro risultato cronometrico. Sabato mattina un’altra piccola uscita mi ha poi indotto a correre in protezione pura, come diciamo noi. Ma l’importante è stato arrivare fino in fondo: solo il 50 per cento dei partenti ce l’ha fatta. Noi eravamo tra quelli.
Quell’uscita di strada venerdì: cosa è successo?
I rilevatori non ci avevano segnalato particolari problemi in quel tratto e invece lo abbiamo trovato ghiacciato... Ma c’è da dire che al Montecarlo le condizioni sono assolutamente estreme e questa, mi è stato detto, è stata una delle edizioni più estreme in assoluto: i rilevatori percorrono la strada un paio d’ore prima della corsa, le condizioni delle strade possono cambiare molto e così è successo. Ci era stata segnalata neve e invece la neve non c’era più, “pulita” dalle auto passate prima di noi, ed era rimasto solo il ghiacchio.

Ma come ci si prepara a un Montecarlo?
In realtà noi quasi non ci siamo nemmeno preparati: abbiamo deciso di parteciparvi all’ultimo momento, pochi giorni prima del 15 dicembre, quando scadevano i termini per l’iscrizione. Dopo di che il regolamento prevede che si possa provare solo due volte le strade del percorso. Noi le abbiamo percorse pochi giorni prima della gara, filmandole per cercare di memorizzare meglio i tratti più critici. Ma memorizzare 400 chilometri di prove speciali è pressochè impossibile.
La neve, il ghiaccio... Quanto è difficile guidare su quelle strade e soprattutto indovinare le gomme giuste?
La Michelin, il nostro fornitore, ha una squadra straordinaria con previsori meteo che ti danno indicazioni perfette. E poi, che dire: guidare sulla neve per me è molto più semplice che guidare sul ghiaccio. Siamo poi stati anche audaci in qualche scelta delle gomme, ma ci è andata abbastanza bene...
Il Montecarlo è un rally-mito: si sente l’emozione o la concentrazione è così forte che ci si isola da tutto.
No, l’emozione è tantissima. Quando fai il Turini è davvero un qualcosa di speciale, e poi noi lo abbiamo voluto dedicare a Fulvio Bacchelli (che con Checco Rossetti componeva nel 1967 l’ultimo equipaggio triestino in gara al Montecarlo, prima di Marsic-Festa, ndr). Non solo: corri con l’attenzione mediatica di tutto il mondo addosso, fianco a fianco con tutti i grandi campioni e anche il pubblico sulle strade è stupefacente.
Il primo giorno di gara è stato anche funestato da un grave incidente, con la morte di uno spettatore investito da una delle auto in gara...
...e noi lo abbiamo saputo praticamente in tempo reale, perché ci hanno poi deviato su un percorso alternativo. E’ stato terribile. Tu sai di rischiare correndo, ma che a rischiare sia il pubblico, è pazzesco. In ogni caso va aggiunto che il lavoro dei commissari di gara sul percorso è incredibile, ma anche la passione del pubblico, che davvero invade tutte le strade percorse dalla gara.
Lei corre in coppia con Daniela Festa da circa cinque anni: come è andata in questa che è stata l’avventura più importante che avete vissuto assieme?
Daniela è stata bravissima. Il Montecarlo è una macchina pazzesca, dove in ogni istante devi comportarti in maniera altamente professionale anche se, come nel nostro caso, professionista non sei. Bene, Daniela è stata perfetta nel coordinare il lavoro dello staff, tra meccanici e rilevatori oltre che nell’elaborare sulle indicazioni che arrivavano dal percorso.
E alla fine l’essere riusciti a portare a termine la gara è stata la soddisfazione più grande.
Sì, è stato eccezionale. Prima di partire avevo chiamato il mio primo maestro di guida, Vittorio Caneva, che ha una scuola ad Asiago, e gli avevo detto: “Ho fatto una cazzata, mi sono iscritto al Montecarlo”. Lui mi aveva risposto: “Finalmente”. L’ho chiamato anche domenica, e mi ha fatto i complimenti. Così come mi hanno fatto i complimenti anche molti avversari. Io sono e rimango un dilettante, sono cose che mi hanno fatto un piacere immenso. Così come mi ha fatto molto piacere sentire attorno a me il calore di un progetto che ha visto coinvolti tanti triestini, a iniziare dagli sponsor che hanno creduto in questa avventura.
E adesso a cosa pensa, c’è già qualche altro progetto al quale lavora?
Mi piacerebbe correre quest’anno un altro rally del Mondiale. Il Sardegna è a giugno, potrebbe essere un’ottima data!
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