Addio Marino, una vita spesa per la Triestina
Marino era molto più di un tifoso. Con il passare degli anni era diventato parte integrante di quella Triestina che ha seguito e visceralmente amato come fosse la donna della sua vita. Quanti lo hanno conosciuto e frequentato sanno che non c’è retorica in queste parole. Marino Moro, che un destino beffardo si è portato via nel giorno del suo 83.mo compleanno e nell'anno dei festeggiamenti per il secolo della sua Unione, non si accontentava di seguire le partite allo stadio, non si accontentava di seguire i "suoi ragazzi" durante gli allenamenti, non si accontentava (prima con i “Fedelissimi” di cui era presidente e poi come componente del Centro di coordinamento) di organizzare le trasferte. Lui la Triestina se la portava anche a casa, la voleva tutta per sè, era sempre nella sua mente e nel suo cuore. Nella buona e nella cattiva sorte, come dice il prete durante il matrimonio. Per questa sua sposa aveva un attaccamento morboso.
La sua era una specie di missione, si sentiva un tifoso h24, a tempo pieno, non c'era nulla, a parte la famiglia, che potesse distorglielo dalla Triestina. Era un bar sport vivente, da casa continuava la sua attività telefonando ad altri tifosi e agli amici giornalisti per scambiare opinioni e informazioni. Voleva tenersi sempre aggiornato. Nella sua abitazione custodiva un piccolo tesoro di cui andava fiero: un imponente archivio fai-da-te. Marino curava la rassegna-stampa dell’Unione in maniera maniacale, di lunedì era capace di acquistare anche cinque quotidiani. Ritagliava tutti gli articoli e le foto che riguardavano la Triestina, li incollava su fogli bianchi A4. Tutta quella carta a fine stagione la trasformava in tre tomi rigorosamente rossi. In mezzo ai resoconti e alle immagini c’erano anche le sue “divagazioni”, riempiva gli spazi bianchi con foto di attrici o soubrette discinte che non avevano certo le cosce di Godeas. Che personaggio! Capitava di trovare Gubellini “accoppiato” con Luisa Corna o il piccolo Boscolo con la procace Sabrina Ferilli. Ne uscivano almanacchi non certo banali o noiosi, come non lo è mai stato lui. Una persona schietta, di grande spessore umano. Un tifoso puro passato in mezzo a tante burrasche, a retrocessioni e fallimenti societari ma nulla è mai riuscito a scalfire la sua passione. Era lì sempre in prima linea, almeno finchè la salute lo ha sorretto, pronto a ripartire. Una passione che ha trasmesso anche al figlio Sergio, magazziniere della società. Con Marino se n'è andato un pezzetto di Triestina. Un lungo applauso, in occasione della prossima partita casalinga, sarà la maniera migliore per salutarlo e per ringraziarlo. Ma Marino, c'è da scommetterci, troverà il modo per seguire la Triestina anche da lassù. Pare già di sentirlo brontolare: «Cossa, qua nisun ga una radiolina?». I funerali si svolgeranno lunedì alle 12.30 nella Cappella del cimitero di via Costalunga.
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