Addio a Barbara Pozar l’anima alabardata

Aveva 60 anni. Da atleta a vicepresidente della Triestina Sorriso, grinta e un entusiasmo contagioso

TRIESTE. Ha continuato a illuminare la Triestina Nuoto con il suo entusiasmo contagioso anche quando si è resa conto che neanche una incrollabile forza d’animo sarebbe bastata a domare un avversario troppo aggressivo. Barbara Pozar se n’è andata a 60 anni, compiuti una settimana fa.

Vicepresidente della società alabardata, ne è stata l’anima con una carriera interamente nel club. Ha iniziato da atleta, specialista dello stile libero, primatista regionale. C’è lei nella storica fotografia del luglio 1971 della consegna della Stella d’oro al merito sportivo alla Triestina Nuoto: portabandiera a Roma, scelta dall’allora presidente Alfredo Toribolo.

Lasciata la vasca da agonista, ha continuato come allenatrice e dirigente, fino a diventare vicepresidente nel 2006. Un’attività condotta di pari passo con l’insegnamento di educazione fisica al Sandrinelli. Non è stata una dirigente da scrivania, Barbara Pozar. Ha ampliato gli orizzonti della sua società. La prima a credere nel nuoto sincronizzato. La prima ad attivarsi per la sezione paralimpica.

Ha avuto un ruolo primario per il settore tuffi. La sua ultima uscita ufficiale è avvenuta qualche mese fa per il Trofeo del Centenario che ha visto alla Bianchi leggende del nuoto come Federica Pellegrini e Laszlo Cseh. Il culmine delle celebrazioni per il secolo della Triestina Nuoto. Sorridente, sempre dinamica, con la sua dolcezza rendeva lieve un pesante sforzo organizzativo. Senza nascondere la sua condizione, con i capelli rasati o coperti da un foulard portato quasi come vezzoso accessorio. La stessa coraggiosa disinvoltura con cui nel suo profilo Facebook definiva così le sue attività: «Lavoro per me stessa per sconfiggere il cancro».

Nicola Cassio, team manager della Triestina Nuoto, ricorda: «Si era goduta la festa del Centenario, ne è stata la grande fautrice, ci aveva messa il suo entusiasmo, con la solita sensibilità e la voglia di far crescere la nostra società. Una visione positiva che l’ha accompagnata nello sport e nella vita. Della sua battaglia parlava con naturalezza. Diceva “So che mi aspetta una gara, devo affrontarla e voglio farlo nel modo giusto”». L’ultimo saluto nella Sala Azzurra di via Costalunga lunedì alle 9.

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