A 24 nodi ogni barca ha vinto la sua regata
TRIETE. Hanno vinto tutti, non solo i fratelli triestini Furio e Gabriele Benussi. Dietro ad Alfa Romeo Shockwave e ai primi maxi-yacht, infatti, ogni singolo velista ha reclamato ieri la propria personalissima vittoria alla Coppa d'Autunno numero 48. Non serve scomodare il barone Pierre de Coubertin per spiegare la magia che ogni seconda domenica di ottobre si viene a ricreare nelle acque del golfo di Trieste. Tutti i grandi campioni di questo sport si sono sfidati in quella che negli anni è diventata la regata più affollata del Mediterraneo, eppure nessuno di loro è riuscito a fare ombra al popolo della Barcolana, quello che scende in mare perché, in definitiva, a questa regata non si può proprio mancare. E così che accanto ai bolidi Alfa Romeo, Maxi Jena e Pendragon si possono affiancare, almeno nelle concitate fasi che precedono la partenza, anche piccole Passere di legno e cabinati che vedono il mare solamente nel corso delle uscite domenicali. Fra Davide e Golia, se si scorre l'ordine di arrivo, a spuntarla è quasi sempre lo scafo più grande e performante. Ma le classifiche finiscono ben presto in archivio e a rimanere più impresse sono sempre le sensazioni provate in mare.
Quella di ieri è stata per tutti una regata vera. Da Est-Nord Est si è rifatta viva la Bora, obbligando gli equipaggi a mantenere alto il livello di attenzione. Le bottiglie di Prosecco e gli affettati, quindi, sono comparsi solamente una volta che è stata oltrepassata la linea del traguardo. «Non abbiamo bevuto nemmeno un goccio d'acqua - spiega Lorenzo Coslovich, skipper del Giglio Rosso - . Durante gli ultimi due bordi siamo rimasti seduti tutti in falchetta, con l'intenzione di "schiacciare" il più possibile la barca».
Le parole di Coslovich confermano come nella Barcolana ci siano tante regate quante sono le imbarcazioni iscritte. «Se la stagione si conclude con una buona Barcolana - sottolinea lo skipper del Delta 31 - , anche le piccole delusioni patite in precedenza vengono cancellate». Giandomenico Monti, dalla stessa barca, ci tiene a sottolineare il buon senso degli organizzatori. «Inizialmente eravamo critici per lo spostamento della partenza - così il randista del Giglio Rosso - , ma devo ammettere che Mitja (Gialuz, ndr) anche quest'anno non ha sbagliato un colpo». Il Keonda, un Elan 40, ha portato a spasso un equipaggio di Marano Lagunare. La vigilia della regata è scivolata via, come da tradizione, fra una calamarata e una bottiglia di Ribolla gialla. Ieri, invece, lo spazio per il "cazzeggio" è stato quasi inesistente. «È stata una giornata di vela perfetta - racconta Otello Regeni, capitano del Keonda - che ha richiesto impegno e attenzione. Siamo partiti indietro, sotto Miramare, ma ci siamo ripresi bene, con un buon lato di bolina. Ci siamo distratti solamente quando abbiamo visto nuotare in mare una bellissima tartaruga». Di «giornata straordinaria» parla anche Gianluca Festini, dal pozzetto di Caos, un Delta 100. «Ho perso il conto delle Barcolane alle quali ho preso parte - confessa - , ma questa la ricorderò come una grande uscita in mare, con un vento che ha toccato anche i 24 nodi». Marchingegno, il monotipo dell'armatore Silvio Cividin, ha dato come sempre del filo da torcere agli avversari, nonostante due rotture abbiano rallentato la sua corsa verso piazza Unità. «La Barcolana è sempre uguale a se stessa - così Mauro Popesso, uno dei velisti che si è dato da fare a bordo del prestigioso scafo - , eppure riesce a rinnovarsi ogni anno. Prendervi parte è sempre emozionante».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo