Triestina calcio, la missione possibile
Il metodo Tesser e la presenza di Delli Carri hanno dato subito compattezza e fiducia alla Triestina. La strada presa è giusta ma servono ancora oltre 30 punti per la salvezza
«Sto cercando solo di dare fiducia e di costruire un gruppo. Ho sempre lavorato in questo modo».
Attilio Tesser nel pomeriggio di domenica dopo la vittoria sul Piacenza non getta acqua sul fuoco di un entusiasmo che sta contagiando l’ambiente. Più semplicemente Attilio descrive quello che sta succedendo nella realtà. Fare le cose semplici ma ben fatte.
Lo ha fatto a Novara, Cremona, Pordenone, Modena e chissà in quante altre piazze del Belpaese. Lo ha fatto anche a Trieste due volte. Anzi tre, perché la seconda volta dieci mesi fa i responsabili del club non avevano capito il suo metodo. Acqua passata (si fa per dire) ma guardando avanti il tecnico di Montebelluna ha già messo il suo imprinting in dieci giorni di lavoro superando di slancio i suoi predecessori. Mica facile, come facile non sarà raggiungere la salvezza.
Molti si stupiscono e invocano il miracolo che tanto piace alle suggestioni di un tempo nel quale la ragione è riposta in un cassetto. E invece semplicemente Attilio segue la sua strada: cerca di parlare con i giocatori che potrebbero essere suoi figli, non ha pregiudizi, non ha altri fini se non quello di raggiungere l’obiettivo-salvezza.
Il primo passo è quello di dare certezze ai ragazzi con una gerarchia esclusiva (chi comincia la gara e in che ruolo) e inclusiva perché c’è bisogno di tutti quelli che se la sentono. Il tutto passa per il lavoro del campo durante la settimana: mantenere le distanze tra compagni, servire la palla al compagno libero, aiutarsi a difendere e attaccare.
Questo ha cominciato a fare Tesser e non è un miracolo. Ed è evidente che per fare questo la società non deve mettere becco ed è fondamentale la figura di un diesse come Daniele Delli Carri (che lo ha scelto con l’ok di Menta) presente ogni giorno e attento.
Il lavoro del diesse si manifesta solo in occasione del mercato e invece si incardina nelle dinamiche di squadra di ogni giorno di lavoro. Tra qualche settimana arriveranno i rinforzi (in relazione al budget determinato dal club) ma intanto il tandem sta cercando di massimizzare quanto ereditato.
Chi ha avuto la fortuna di vedere qualche allenamento di Tesser sa quanto il mister parli ai giocatori, corregga le posizioni, spieghi l’importanza dei movimenti senza palla. Non c’è da stupirsi se finalmente sia a Padova che al Rocco con il Vicenza si siano visti duelli a centrocampo per contrastare l’avversario e rapide verticalizzazioni per prenderlo alla sprovvista.
Se all’Euganeo l’assenza di una terza punta aveva indotto il tecnico a giocare con due trequartisti, diversa è stata l’interpretazione con il Vicenza vista la disponibilità di Vertainen, Olivieri e Krollis.
Insomma già si capisce chi avrà nelle prossime gare un posto da titolare e chi sarà chiamato a subentrare ma con la stessa applicazione di chi esce. Poi non sempre le cose funzionano anche se Tesser nella sua carriera ha un bilancio certamente non in rosso anzi.
Basta tutto questo a portare la Triestina in zone tranquille? Non è scontato ma intanto le basi ci sono. E certamente un paio di pedine dovranno arrivare. In particolare in attacco anche se i centrali difensivi danno garanzie precarie quanto a infortuni, la scoperta di Tonetto a sinistra necessita di alternative e l’abnegazione di Germano a destra non può essere infinita.
Ma questi sono aspetti che matureranno nella consapevolezza che l’Unione dovrà fare da adesso in poi tra i 30 e i 35 punti e non è uno scherzo. La strada intrapresa tuttavia, seppur tardiva, è quella giusta.
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