Trieste Next è crocevia contemporaneo delle idee
La ricerca scientifica può stabilire nuovi codici di convivenza. Non deve essere lasciata sola
“Ogni individuo ha il diritto (...) di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”. È l’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 1948. Non molti lo conoscono, ma è il cardine del diritto alla scienza, sul quale dovremmo riflettere tutti di più. Partecipare al progresso, vale a dire sentirsi sempre inclusi nel percorso dello studio e della ricerca; e riscuoterne vantaggi giusti in termini sociali, economici, morali. Un diritto, vero.
Un diritto che Trieste Next esplora, fortifica, difende dal 2012. Il campo di interesse di questo festival è, con vincolo stretto, l’innovazione. E la dimensione è quella internazionale, alimentata dall’etica degli scambi, dalla circolazione delle idee che prevale sul collasso dei conflitti. L’apertura ai talenti, senza filtri di provenienza, è decisiva.
Da quest’anno Next è un festival di Nem - Nord Est Multimedia, il gruppo che edita anche questo giornale. È promosso da soggetti di grande rilevanza, che lo qualificano: Comune e Università di Trieste, ItalyPost, Area Science Park, SISSA, OGS. Copromotore è la Regione Friuli Venezia Giulia. C’è davvero l’intenzione costante di parlare a tutti: collaborano con l’evento l’Ufficio di Milano del Parlamento europeo, la Rappresentanza della Commissione Europea a Milano e la Fondazione CRTrieste.
Trieste è il luogo giusto, un hub del pensiero e della ricerca. Per questi giorni – ma anche per tutto l’anno, nelle varie strutture “residenti” a Trieste – le rotte del pianeta convergono qui, dove hanno cittadinanza due università, un parco scientifico e tecnologico nazionale, più di trenta istituti e un’eloquente densità di ricercatori (sono oltre 35 ogni mille occupati: la media europea non raggiunge quota 6).
Per alcuni giorni vivremo pienamente il diritto alla scienza, con più di cento eventi in italiano e in inglese (tutti gratuiti,numerosi già esauriti nelle prenotazioni). Trecento relatori nazionali e internazionali, studenti di tutto il mondo, Piazza Unità come crocevia contemporaneo del pensiero scientifico. È l’incontro, anche emozionante, tra esperienze e sensibilità, tra gioventù e insegnamenti. Senza confini.
Del resto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quella dell’articolo 27, di per sé racconta una storia internazionale, sparsa e varia. I lavori preparatori dell’Onu videro in azione delegati canadesi, cinesi e libanesi, oltre a un francese che nel ’68 avrebbe vinto il Nobel (Renè Cassin) e a un’ispirata delegata americana, la first lady Eleanor Roosevelt.
Prima si confrontarono a Lake Success, New York; poi a Ginevra e infine a Parigi, sede della firma vera. Fu scelto Palazzo Chaillot, cuore del Trocadero, intitolato a una battaglia del 1823 tra Francia e Spagna. Ecco la sorte, con la sua ironia. La pace che si prende la rivincita sulla guerra. Per questo la scienza può stabilire nuovi codici di convivenza. Non deve essere lasciata sola. —
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