Tecnologia e democrazia? «Serve una formazione sin dalle scuole contro i pericoli del digitale»
Il sempre più avanzato uso della tecnologia nella vita delle persone coinvolge inevitabilmente anche la sfera politica, riflettendosi poi sui cittadini. In questa prospettiva, si è tenuto ieri mattina il dibattito a Trieste Next dal titolo “Tecnologia e partecipazione democratica in Europa: quali opportunità e rischi”, coinvolgendo le opinioni di Elisabetta De Giorgi, docente di Scienza politica all’Università di Trieste, Maurizio Molinari, capo Ufficio del Parlamento europeo a Milano, Lorenzo Pregliasco membro dell’European Society for Opinion and Marketing Research, con la partecipazione di Alessandra Moretti, europarlamentare S&D. Ha moderato l’incontro il giornalista de Il Piccolo, Diego D’Amelio.
Ritenere necessarie un’educazione, una formazione e una presa di coscienza della digitalizzazione già a partire dalle scuole, è stato il punto d’incontro di tutti i relatori che hanno offerto le loro opinioni sull’utilità e la pericolosità della tecnologia all’interno della politica, tanto quanto nell’utilizzo che ne fanno i singoli cittadini per creare la propria dieta informativa.
Dalla specificazione di termini come e-democracy fino alla differenza tra e-voting e i-voting hanno aperto il dibattito, nel quale è stato più volte sottolineato come la strumentazione digitale permetta di coinvolgere maggiormente i cittadini nelle decisioni comuni, a partire dai giovani.
Nei pro e nei contro che questo coinvolgimento digitale può promuovere è necessario ricordare che «la democrazia con tutti i suoi difetti – specifica Moretti – è la forma migliore di governo e va curata, ha bisogno di linfa. I cittadini vanno protetti dall’uso improprio del digitale che, se non gestito a dovere, diventa pericoloso per la libertà del singolo».
Responsabilità, quindi, protezione e educazione sono necessarie per far fronte al travolgimento tecnologico che è destinato a dominare ogni ambito della vita, soprattutto la comunicazione politica sui social e la nostra capacità di informarci a dovere, ma anche se «siamo ad un punto di svolta nel quale la tecnologia è d’aiuto – continua Molinari – non potrà mai sostituire il dialogo e l’incontro nelle piazze». —
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